mercoledì 30 luglio 2008

Tempo di vacanze...


Lavori a rilento sul blog. A Cagliari ci sono tante cose da fare. Una su tutte: crogiolarsi al sole in riva al mare. Stay tuned.
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lunedì 28 luglio 2008

Lightbulb sun


Il sole è una lampadina,

una candela è un piacere

le tende rimangono chiuse adesso

nel mio piccolo ritiro.

E io prenderò le medicine solo

Se sono seguite da dolcetti.

Un liquido rosa e nauseante

Mi fa dormire.

La mia testa pulsa in modo migliore,

Domani sarà un giorno migliore

E io potrò vedere la tv

Mentre sono ben coperto nel letto.

E mamma si assicura che io

Abbia acqua e cibo.

Il mio migliore amico della scuola

Verrà e mi osserverà

All’interno della mia bolla

Di aria piena di germi.

Quando dormo il fumo mi riempie

E sento il calore,

La malattia mi lascia.

Il sole è una lampadina,

Una candela è un piacere

le tende rimangono chiuse adesso

nel mio piccolo ritiro.

Ma dopo un po’

Il rumore dalla strada

Mi fa venire voglia che

Fossi di nuovo in piedi

(Steven Wilson mi ha cullato nel sonno ieri notte)
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domenica 27 luglio 2008

Ancora sui vecchietti del Rock: PFM



Poco prima di tornare in Sardegna per qualche giorno di vacanza (yes, starò qui fino al 9 agosto, prevendita al box office), giovedì scorso sono andato a vedere la gloriosa Premiata Forneria Marconi a Pontassieve, vicino Firenze. Lasciando da parte il fatto che sono entrato gratis insieme ad un paio di centinaia di altre persone (il concerto era in un luogo all'aperto ma - curiosamente - erano finiti i biglietti), è stata la quarta volta che vedevo suonare Di Cioccio, Mussida e Djivas (Premoli si è dato alla macchia), accompagnati dagli ottimi Lucio "Violino" Fabbri, Gianluca Tagliavini e Piero Monterisi. E anche stavolta i nostri hanno offerto uno spettacolo superbo, che ha presentato prima alcune delle canzoni di Faber nello storico arrangiamento del tour 1979 e poi i grandi classici della band.

Tra le cose che ogni volta mi colpiscono, oltre alla straordinaria bravura di questi musicisti, c'è la carica e il feeling delle loro esibizioni dal vivo: suonino in Piazza del Campo a Siena o alla sagra della cozza gratinata di Alberobello, l'unico gruppo rock italiano mai andato in tournee negli Stati Uniti onora sempre l'impegno e ti fa tornare a casa con le orecchie piene di bella musica.

Di Cioccio è uno dei pochi front man della stitica scena rock italiana: canta, si muove, aizza la folla, ha carisma. E continua, a 62 anni, a suonare la batteria da mostro. Quando passa dietro ai tamburi è ancora un terremoto di potenza e precisione. Insieme ai compari Djivas e Mussida (un uomo che probabilmente è nato con le dita incollate alla chitarra), il buon Franz andrebbe clonato e tramandato ai posteri. PFM è il monumento vivente di una stagione irripetibile della musica italiana, quando la creatività e la bravura riuscirono ad integrarsi col senso melodico del Belpaese canterino. Ma erano davvero altri tempi: 35 anni fa avevamo i Genesis e i King Crimson in testa alle classifiche e band italiane come PFM, Banco, Area, Orme, New Trolls (e tanti altri) che nulla avevano da invidiare ai mostri anglosassoni. Oggi trionfano i terribili prodotti televisivi di provincia tipo Marco Carta e Giusi Ferreri o i bambocci Tokio Hotel (con la loro stirpe di cloni industriali), gente di cui nessuno si ricorderà più tra 10 anni. Lunga vita alla PFM.
PS: qui una vecchia intervista che curai anni fa per Kronic.it.



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mercoledì 23 luglio 2008

Porcate, ovvero braccia (giornalistiche) sottratte all'agricoltura


Un illeggibile pezzo sul concerto che Ligabue ha tenuto ieri a Cagliari. Cortesia dell'Unione Sarda e di una giornalista - che non nominerò - che pensa di essere una scrittrice stilosa e invece dovrebbe semplicemente mettersi a fare un qualsiasi altro mestiere tranne quello di scrivere sui giornali.

A fare ancora e sempre Reggio, Liverpool, Memphis, Nashville; e Radio Clash da casello a casello; e un bell'impasto di lambrusco e sudore, succede che stanotte il concerto è qui, nella solita Fiera brutta con l'asfalto brutto che se cadi ti grattugi le ginocchia (ma tant'è, perché l'abbiamo detto troppe volte e perché tutto cambi, in questa Cagliari di gattopardi, tutto deve restare com'è). Insomma, il concerto è qui eppoi il concerto è fuori: fuori sul cavalcavia sopra lo stadio, fuori sul cofano delle macchine parcheggiate sghimbesce tra muro e marciapiede, fuori sugli alberi del viale e sul balcone, se ce l'hai.

Perché quando non hai trentacinque euro per pagare il biglietto, allora Ligabue te lo ascolti come puoi - e ti aggrappi alla cancellata della Fiera e con una mano tieni la tua fidanzata e con l'altra una birra fredda di ghiaccioli di borsa frigo. E magari non lo vedi, anzi: non lo vedi, però te lo immagini, Ligabue: ecco, cammina leggero sul palco rock di psichedelie argento; ecco, stringe i pugni contro il cielo; ecco, graffia le corde e graffia la vita. Allora sono attimi e secoli, lacrime e brividi, e tu, baciami la fortuna, baciami le parole che sai già, baciami il sangue mentre gira, canti - canti mentre con una mano tieni la fidanzata e con l'altra la birra ché in questi anni terribili che tutto costa e anche un concerto diventa un privilegio, la musica supera la barriera di un registratore di cassa e la travolge e va veloce e ti arriva forse anche più forte; mentre il basso batte il ritmo del cuore.

E allora a fare ancora e sempre Reggio, Liverpool, Memphis, Nashville, succede che dentro o fuori, ti ritrovi ancora qua: e a fare la conta sei tu e altri ventimila, a cantare di nuovo questo rock, a ballare sul mondo, ad afferrare i sogni con una mano e a stringerli con l'altra. E Ligabue che trascina parole rotonde lo sa cosa deve fare: e lo fa bene. Allora quelle venti canzoni, le sue, le più buone, diventano un'unica morbida scia, una striscia invitante talmente accogliente da perderci il fiato - e che sia quel che sia. E mentre una ballerina vola, e Ligabue stringe uno specchio per riflettere fede speranza carità, quello schermo grande come tre stanze più salone ti racconta i primi dieci articoli della Costituzione Italiana. E sarà questa notte femmina, sarà questo rito pagano e sanguinolento e liberatorio che si chiama concerto, sarà la musica, ma mai il diritto alla vita e al lavoro e al rispetto è sembrato così giusto e così poesia.

Eppoi via, Ligabue, dentro o fuori, facci urlare contro il cielo, e con le tue risposte fatte in casa promettici che andrà bene, nonostante tutto. Perché la musica di Ligabue è tagliata su misura per uno, nessuno, centomila, fatta com'è di parole che sanno di buono e si scompongono all'infinito nel vortice di un relativismo da Bar Mario. Canzoni che sembrano fatte per me - ti convinci mentre canti, in questa notte che pare un peccato che non ci siano le zanzare della Bassa. Ma si convince mentre canta anche quello a fianco e quell'altro ancora e ancora e ancora, chè la forza della banda viene fuori, ballando dietro il groove, ballando in mezzo agli orrori. Libera nos a malo, e così sia.
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sabato 19 luglio 2008

All'ombra del "mostro"


Sembra quasi un’inaugurazione vera: ci sono il nastro da tagliare, le bandierine, la piccola folla, il rinfresco. Ma è una messinscena, una beffa che i cittadini del Poggetto hanno organizzato per richiamare l’attenzione sul “mostro” di via Burci e il degrado in cui versa dopo la chiusura del cantiere del 1993.

La definizione è calzante: il “mostro” è un ciclopico scheletro di cemento armato, sorretto da centinaia di pilastri e irto di spuntoni metallici, annidato nella collina di Montughi, di fronte all’asilo nido comunale e a ridosso della pregevole e tutelata villa Lorenzi. Visto dalla strada, sorvegliato da una vecchia gru pronta per il ferrivecchi, colpisce come un pugno nell’occhio, ma il reale impatto di questo leviatano si coglie dall’alto, dalle finestre delle case intorno o cercando su internet le foto dal satellite.

Si è mangiato il fazzoletto di terra dove, secondo la vecchia pianificazione, poteva stare al massimo una villetta signorile con un po’ di verde pubblico. Invece è venuta fuori un mega abuso: una struttura enorme, in buona parte interrata e spinta a forza nel fianco della collina per ospitare abitazioni, uffici, locali commerciali e un capiente garage. I cittadini della zona si costituirono in comitato e protestarono per i danni che gli imponenti lavori di sbancamento e costruzione stavano causando alle case circostanti.

Il Comune di Firenze annullò le concessioni edilizie: dallo stop ai lavori – quando già 4mila metri quadri dei 9mila previsti erano fatti - scaturì un contenzioso ingarbugliatissimo, che si trascina da 15 anni. Da una parte Palazzo Vecchio, dall’altra il curatore fallimentare dei costruttori, col Consiglio di Stato che nel 1996 caldeggiò un accordo perché erano illegittime sia concessione sia annullamento: i cittadini intanto sono rimasti presi in mezzo, col cantiere abbandonato a due passi da casa e tutto quello che ne consegue. «Qui si rifugiavano extracomunitari senza casa e tossici, abbiamo trovato tracce di riti satanici», racconta il “sindaco del non fatto” Antonio Laganà, attivista noto per le proteste antitramvia in viale Morgagni.

Lo stato di abbandono del cantiere è evidente: oltrepassare la recinzione è roba da ragazzi, ma è altrettanto facile finire come Ciccio e Tore, i bambini pugliesi caduti nel pozzo di una casa abbandonata. Tra spuntoni di acciaio arrugginiti, scale senza protezione, impalcature pericolanti, pozzi profondi 15 metri, il “mostro” è una gigantesca trappola pronta a scattare. Ma il pericolo è anche fuori: «Scavarono per decine di metri, il dissesto idrogeologico dell’area è stato certificato dalle perizie ma sottovalutato – afferma Renzo Ves, uno dei promotori del comitato del Poggetto – Per esempio, durante i lavori sono state interrotte 3 falde acquifere: dove va quell’acqua?». I

In attesa del fatidico accordo, che “cuoce” da 3 anni e dovrebbe portare al recupero con un leggero aumento delle cubature, le richieste dei residenti sono riassunte dal consigliere di quartiere Tommaso Grassi: «Chiediamo prima di tutto la messa in sicurezza dell’area - dice - poi approfondiremo sul progetto di cui si parla dal 2005 senza grandi passi avanti». E il mostro è sempre là.

(da "Il Firenze" del 19 luglio 2008")


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giovedì 17 luglio 2008

Tutti schedati, tutti su CSI


Ma sono l'unico a trovare incredibile, scandalosa, rivoltante, ridicola, allarmante, assurda e ipocrita l'idea di prendere a tutti le impronte digitali dal 2010? Come può permettersi un parlamento imbottito di inquisiti e pregiudicati, che rende più uguali degli altri le cariche della stato mettendole al riparo dalla giustizia, di pensare una simile idiozia? Se l'idea di prenderle ai bambini rom era aberrante (e ancora peggiori le giustificazioni: "per mandarli a scuola", dice Maroni.. ma vaffanc...torna a suonare invece di fare il ministro), qui siamo sconfinati nella farsa. Tutti schedati. Sono curioso di sapere cosa succederà se mi rifiuterò di darle, al momento di rinnovare la carta d'identità.

(ps: odio parlare di politica, ma quando è troppo, è troppo!)
(chiedo scusa per la foto rubata)
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mercoledì 16 luglio 2008

Un grande ritorno

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Dopo tante cose serie, un po' di stupido relax... E il ritorno su queste pagine di Gigi, che era assente davvero da troppo tempo! Continua a leggere

martedì 15 luglio 2008

In ferie con gli spiccioli

Va’ dove ti porta il risparmio: è lo slogan del fiorentino per le ferie 2008. Almeno per quello che può permettersi le vacanze. Secondo le agenzie di viaggio, infatti, le partenze di quest’anno sono in calo e, più che nel recente passato, si cerca di spendere il meno possibile. Le mete sono sempre le solite: isole greche e paesi mediterranei, Mar Rosso, Spagna, Stati Uniti. In tanti si affidano alla roulette del “last minute” e al miraggio dei prezzi stracciati, altri cercano l’affare su Internet.

Il budget risicato porta così a snobbare le località di villeggiatura italiane, anche se resiste la Sardegna e guadagnano posizioni destinazioni meno trendy come Marche e Abruzzo. «Il risparmio è la priorità», dice Angela dell’agenzia Bluvacanze di via Cavour. «C’è una piccola flessione, più forte ora che agosto è alle porte – continua – Negli altri mesi le prenotazioni erano state più numerose, per agosto c’è un calo e notiamo che si punta al last minute, che già ci chiedono». Ma con le occasionissime dell’ultimo minuto «o si è flessibili oppure bisogna davvero essere fortunati» per trovare il volo da Bologna o il pernottamento in hotel “tutto compreso”, che evita spiacevoli salassi di fine vacanza.

Il dollaro debole favorisce anche le trasvolate verso gli Stati Uniti ed è una tendenza che accomuna giovani e adulti: al CTS di via de’Ginori, dove la clientela rientra prevalentemente nella fascia d’età tra i 18 e i 30 anni, California, Florida e New York sono state le richieste più frequenti. «I giovanissimi scelgono però le isole della Grecia, di cui piace il mare – dice Gianluca, uno degli addetti al desk – Mentre la Spagna, che costa meno, sembra venuta a noia». Ma anche i giovani viaggiatori soffrono la crisi, o ne risentono le tasche di papà: «Abbiamo venduto meno dell’anno scorso – dicono al CTS – C’è un calo almeno del 5%». Numeri più foschi quelli della Caf tours di via Sant’Antonino: il riflusso del 2008 sarebbe addirittura del «20-30%», dice Chiara.

La Sardegna resta a galla tra i vacanzieri perché «ci sono le offerte dei traghetti», ma per i viaggi di agosto «si aspetta l’ultimo momento». Però sui numeri non c’è accordo: in via Cavour, alla Boston Travel, Marie-Jeanne commenta che «non sembrano esserci grosse variazioni con l’anno scorso». E al discorso va aggiunta una variabile, osservano dalla quasi dirimpettaia agenzia Amici del turismo: crescono i viaggiatori “fai da te”, che si costruiscono la vacanza in autonomia grazie a Internet e tanti saluti alle agenzie.

Percentuali a parte, a fronte di uno elitario zoccolo duro di viaggiatori seriali che scelgono posti esotici come Namibia o Borneo, sembrano aumentare i fiorentini che lasciano le valigie nel ripostiglio e rinunciano al mare o alle meraviglie del mondo. O, se lo fanno, rimandano la visita alla Costa Smeralda e al Billionaire per le più caserecce (e a buon mercato) Chieti e riviera del Conero. «La maggiore precarietà del lavoro di questi ultimi tempi sicuramente influisce», conclude Angela di Bluvacanze. «È difficile pensare alla vacanza se non sai quando ti daranno le ferie» o, peggio, «se non sei sicuro che tra qualche mese starai ancora lavorando».

(da "Il Firenze" del 15 luglio 2008)
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lunedì 14 luglio 2008

La spesa: fiorentini al verde

Un occhio alle offerte e l’altro lesto a comparare le migliori promozioni dei volantini, taglio degli acquisti superflui, ricorso più frequente ai discount (con qualche diffidenza): è il vademecum del fiorentino che fa la spesa, ricavato sul campo durante un normale venerdì di compere. Dal centro commerciale di piazza Leopoldo, passando per via del Prete, giù fino all’Isolotto: uno spaccato significativo della Firenze che ogni giorno deve fare i conti coi prezzi che galoppano e gli stipendi che invece zoppicano.

Non tutti sono esasperati come un anziano signore appena uscito carico di buste da piazza Leopoldo, al quale «girano le scatole, perché la spesa aumenta tutti i giorni e quelli lì pensano solo ai processi di Berlusconi», ma si va sempre meno alla bottega sotto casa e al supermercato si entra ormai col radar. «Nelle grandi catene i prezzi crescono poco», dice la pensionata Pia Materassi, che «per ora» non ha cambiato abitudini ma fa «scorta con le offerte». Paolo Berti ha tagliato invece «bibite e acqua minerale»: «Compro l’indispensabile e vado al discount per caffè, pelati, prodotti per la casa». La giovane insegnante Martina, dal superstore di via Milanesi, spiega il suo metodo: «Scelgo solo tra le offerte e ricorro spesso ai discount». Stessa strada scelta da Ugo Campanelli, cui il carovita ha mangiato la pensione: «Prima qualcosa avanzava sempre, ora nulla», si lamenta.

La spesa è diventata tournée per tanti: per esempio, Debora Venè sceglie « dove comprare in base ai prezzi». Al discount di via Benedetto Dei va spesso Enzo Gori perchè «molti prodotti costano meno: non mi interessa se non sono italiani». Usa il low cost con moderazione la casalinga Vanessa Mannias: «Compro fazzoletti, biscotti e merendine: la qualità c’è, ma manca la scelta», dice. In via del Prete, Benedetta Taddei carica le buste sullo scooter e dice: «Non faccio rinunce, ma guardo sempre le promozioni: niente discount, non mi piacciono».

La nostra via crucis della spesa si conclude in via dell’Argingrosso. Alessandra Cini mette in auto le compere per una famiglia di 4 persone. «Frutta e verdura sono più care. – dice - Quest’anno non ho mai preso le ciliegie ai miei figli: 6 euro al chilo sono troppi». Mara Simoncini e il marito invertono la formula classica: per loro gli acquisti-base «si fanno al discount» e la grande distribuzione «è quasi una vacanza» dove approfittare di particolari promozioni. Viene sempre al supermercato, anche solo per comprare il pane, Gabriella Geri: «Non si vive più», osserva.

Il carovita è al centro dell’azione delle associazioni dei consumatori: «A fine mese pubblicheremo un’indagine sulle spese mensili delle famiglie fiorentine», annuncia Grazia Simone, presidente regionale di Adiconsum. «I fiorentini, con questi chiari di luna, sono diventati attenti – dice - Hanno riscoperto i discount, che fino a qualche tempo fa erano snobbati». Ecco allora qualche consiglio. Per esempio, «programmare le spese e non farsi prendere dalle tentazioni della grande distribuzione». E poi rilancia «il principio delle filiere corte, soprattutto per frutta e verdura: nei mercatini troviamo spesso i produttori che vendono direttamente al consumatore». Ma la lezione più importate arriva dalla pensionata Alba Visi: «Bisognerebbe tornare a insegnare l’economia domestica. – dice - Abbinare bene le cose che si hanno a casa e non sprecare nulla». Parole sante.

(da "Il Firenze" del 14 luglio 2008)
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domenica 13 luglio 2008

Svuotiamo i cassetti...

«Mi seu arrosciu, dopo 352 anni era ora di cambiare qualcosa». Incontriamo Sant’Efisio a pochi passi dalla sua chiesetta nel cuore di Stampace, al tramonto: il patrono dei sardi vuole spiegare perché ha voluto un direttore artistico per la sua sagra. Giriamo per le stradine del quartiere, la corazza cigola sotto un vecchio impermeabile ma il baffo alla Clark Gable è ancora assassino. Una ragazzina coi pantaloni a vita bassa osserva Efisio a lungo, poi gli domanda: «Ma sei quello della televisione? Sei il professore di ballo di “Amici”?».

«Du bisi? - mi dice il santo – O si fa qualcosa di moderno o qui si ricorderanno di me scetti is beccius e Andrea Frailis». Sì, ma perché chiamare un direttore artistico? «Ho dovuto insistere col Comune, non ne volevano sapere: soldi buttati, mi diceva su sindigu - risponde – Con tutto quello che ho fatto per la città, gli ho detto, tui mi narasa che non c’hai i soldi per fare una festa meno pallosa?».

Poi la faccia del santo si fa seria, quando ricorda le accuse del sindaco di Cagliari: «Innoi, mi ha detto Emilio, no andada a innantzis nudda: ti devo dare soldi per farti portare a spasso e la città fa schifo?». Il santo ricorda parola per parola le frasi del primo cittadino: «Guarda San Gennaro o Padre Pio, dice: cudd’atru si è pure fatto tirare fuori dalla tomba per resuscitare l’economia locale. Sant’Ambrogio c’ha dato l’Expo a Milano, has comprendiu? Tu manco la raccolta differenziata mi fai partire». Poi quella che Efisio definisce «una coltellata al cuore»: «Emilio mi ha detto: Ada Lai fa più cose di te, ascolta la gente, aiuta tutti e mi porta pure voti, mentre tu vivi di rendita dall’era del cucco. L’anno che viene – così mi ha minacciato – ci metto lei sul cocchio e faccio la sagra di Sant’Ada Lai col pellegrinaggio fino al Lido».

E come l’ha convinto, allora?, chiediamo a Efisio: «Mi sono arrabbiato e, a tipo padre Cristoforo con l’Innominato, c’ho cravato una profezia e gli ho detto che avrebbe scoperto di essere il padre biologico dell’assessore all’aliga Gianni Giagoni perché sa tontesa è cosa di famiglia: è sbiancato, ha tirato subito fuori il bilancio comunale, la scolorina e mi ha chiesto quanto volevo». La passeggiata prosegue fino al bastione di Santa Croce, dove la vita notturna cagliaritana inizia ad accendersi. L’umore di Sant’Efisio invece sprofonda alla doppia vista del panorama dall’alto e della “bella gente” che brinda: «Ho fatto tutto per orgoglio, ma du sciu chi no serbiri a nudda. Castia su puresciori de Casteddu e cussus casteddaius allicchidius: a questo punto, neanche un direttore artistico alla Pippo Baudo potrebbe salvare la città».

(Una cosa che scrissi per Altra Voce un paio di mesi fa. Un po' cagliaricentrica - vero?- ma ho notato che questo blog stava diventando troppo fiorentino, quando io invece rimango casteddaiu inside. Per saperne di più sulla meravigliosa sagra del 1 maggio a Cagliari, cliccate qui e qui).

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Il Medioevo alle porte


Con la pancia ancora piena dopo una clamorosa cena sarda (menù: pecorino e salsiccia, culurgiones di patate, maialetto arrosto... tutto annaffiato dal clamoroso Nepente di Oliena), ho solo le forze per evidenziare un ennesimo segnale del nostro ritorno a pratiche religiose degne del Medioevo.

Dall'Unione sarda di oggi, siore e siori, la chiesa gonfiabile.

"Per confessare le bravate estive, Cagliari avrà la sua chiesa in spiaggia. Sarà una struttura gonfiabile progettata per l'occasione e che servirà solo per l'attività notturna di “Una luce nelle notte” che si svolgerà dal 23 al 27 luglio nella spiaggia del Poetto con le Sentinelle del Mattino. Giovani capaci di unire altri giovani.

La chiesa è lunga 30 metri e larga 15, tutta rigorosamente nei colori-sentinelle, ossia il fucsia, il nero, il grigio. E così la chiesa gonfiabile farà il suo debutto durante la missione nazionale di Cagliari, dal 23 luglio. All'interno di una struttura molto sobria, munita persino di abside e confessionali, verranno invitati le centinaia di giovani che affollano la spiaggia. Lo scorso anno erano entrate nella chiesa on the beach più di mille persone, battendo ogni record di “Una luce nella notte”, la proposta di evangelizzazione promossa dalle sentinelle, invitati da Papa Giovanni Paolo II sin dal 1998 in tutta la Penisola.

Architetto della struttura, prima mondiale in campo cattolico, è l'architetto Sandron, una “sentinella” di Pordenone che negli ultimi anni ha progettato diverse strutture dello stesso genere. Tutti attesi, quindi, il 26 luglio nella spiaggia sarda sotto le stelle, per inaugurare questo nuovo tempio davanti al mare, sostenuto da 6 motori ad aria. L'occasione è rivolta ai giovani dai 18 ai 35 anni per avvicinarsi e proporre il Vangelo".

Chissà perché trovo più sane le bambole gonfiabili.
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martedì 8 luglio 2008

Sapori di terre lontane: il futuro inizia a tavola

Non c’è solo il mondo in un piatto al ristorante multietnico Paladar. C’è anche la storia di riscatto sociale di un gruppo di immigrate che, usando le tradizioni dei paesi d’origine, sono riuscite a costruirsi un altro futuro. «Siamo aperte dall’aprile 2006 – dice Francisca Frias, domenicana, l’organizzatrice della squadra – Intorno al ristorante ruota un gruppo di più di 20 donne provenienti da paesi come Cuba, Thailandia, Marocco, Etiopia, Perù, Romania e altri ancora».

In questo lavoro d’equipe sta il segreto del Paladar (“gusto” in spagnolo), spiega Frias: «Da noi non c’è un solo chef che fa tutto, ma ogni donna cucina il piatto del proprio paese». Inoltre, il menù cambia ogni due settimane e, ad ogni visita, si può “viaggiare” tra sapori molto diversi: per esempio, tajine di pollo del Marocco, tacos del Messico, moro con costillitas della Repubblica Dominicana, gustose frittelle salate delle varie tradizioni. Anche la scelta dei vini è particolare: «Il mio compagno è sommelier e ci ha aiutato a puntare su vini stranieri. – dice Frias – I vini cileni sono quelli preferiti dai clienti».

Questo ristorante lontano dallo stilema del locale etnico pacchiano ha però una storia lunga. «Tutto nasce dal pensiero che ci sono esperienze che non vengono sfruttate», racconta l’organizzatrice. «Quasi tutte le donne immigrate in Italia iniziano facendo il lavoro domestico, è quasi un passo obbligato». La stessa Francisca, arrivata in Italia nel 1991 con una laurea in psicologia in tasca, è dovuta partire dal basso: «Ho iniziato assistendo a casa un ragazzo disabile, poi sono seguiti tanti altri lavori e moltissima formazione sulla multiculturalità». Non tutte esperienze positive: «Mi è capitato spesso di non essere pagata. – ricorda – Ma per tanta gente che si è comportata male, ne ho incontrata altrettanta che mi ha aiutato».

Nel 1997 nasce l’associazione “Nosotras”: l’idea è di costituire un centro interculturale per donne e bambini immigrati. I tempi si fanno lunghi nonostante le promesse dei politici, ma un corso dedicato alle nuove opportunità porta l’illuminazione: «Tra i laboratori c’era anche quello di cucina e vediamo che quasi tutte hanno la passione per i fornelli». Nel 1998 si prende uno stand alla festa dell’Unità di Firenze ed è «un successo clamoroso, avevamo la fila tutti i giorni». La cucina etnica delle ragazze piace «perché era, ed è, una novità», e si concretizza in “Delicias”, che organizza catering (anche per istituzioni come Comune e Regione) e laboratori di cucina. Due anni fa la svolta: apre Paladar.

L’ambiente familiare e accogliente non convince solo i clienti - tra i quali molti politici e uomini di spettacolo – che tornano a riempire i tavoli e spargono la voce. Il passaparola aiuta anche ad ampliare la squadra: «Siamo quasi un’agenzia di collocamento – sorride Francisca Frias – Tutti ci presentano qualcuno da provare in cucina». Il locale, che sta al numero 315 della via Pistoiese, sta per fermarsi fino a settembre. Ma, nei mesi di luglio e agosto, le delizie multietniche saranno alla festa dell’Unità di Prato, alla Fortezza di Firenze e poi a Pistoia: il mondo è là, a distanza di forchetta.

(da "Il Firenze" dell'8 luglio 2008) Continua a leggere

lunedì 7 luglio 2008

Una giornata nel Casentino 2

E questo è un piccolo omaggio alla persona meravigliosa che mi ha fatto conoscere la Toscana e non si stanca mai di portarmi in giro.. e mi sopporta ogni giorno! Ci mancherebbe altro, visto che sono finito in Toscana per "colpa" sua! :-D

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Una giornata nel Casentino

Qualche foto dal castello di Romena, nel Casentino, a poca distanza da Pratovecchio. Quello che rimane è un pallido ricordo della struttura originaria del castello. Rimane comunque interessante da visitare. Per maggiori informazioni storiche, cliccate qui.

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Incontri cromati

Durante la passeggiata di ieri tra i boschi del Casentino, all'improvviso ecco qualche splendida moto antica...

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domenica 6 luglio 2008

Florence fantasy landscape


L'ho cercata a lungo, e finalmente ecco questa bellissima immagine. A Firenze ci fanno una mostra, tutti lavori degli studenti di architettura. Per vederne qualche esempio, cliccate qui. Continua a leggere

venerdì 4 luglio 2008

Firenze a tutto vintage

Una luccicante macchina del tempo: così si presenta la Stazione Leopolda fino al 5 luglio, grazie all’edizione numero 12 di “Vintage selection”, la fiera del fuori moda che è sempre di moda. «Vintage è tutto ciò che è particolare, che ha una storia, una lavorazione», dice Luigi Tara, uno degli 38 espositori giunti da tutta Italia carichi di abbigliamento e oggettistica in perenne bilico tra il sublime e il kitsch.







Il vintage ha un suo circuito di appassionati, che passano al setaccio la decina di manifestazioni nazionali che ogni anno propongono un tuffo nel passato. Quella fiorentina si svolge due volte l’anno ed è una delle principali insieme alla fiera del castello di Belgioioso (Pavia): «C’è una bella atmosfera qui», commenta Paolo Califfi, specializzato in libri per creativi. Tra giacche militari, occhialoni anni Settanta, spille plasticose, borse in vimini e abiti spericolati per taglio e tessuto, ce n’è davvero per tutti i gusti. «Siamo qui per curiosare, è la prima volta che veniamo», dicono le trentacinquenni Alessandra e Barbara mentre si provano occhiali che farebbero invidia a Sandra Mondaini. Ma, aggiungono, «i prezzi sono da appassionati».

Un baule per auto Louis Vuitton degli anni 30 o un abito in seta rosa di Krizia degli anni 70 non sono in effetti roba per tutte le tasche. C’è anche chi propone oggetti di estrema ricercatezza, come Paolo Crescimbeni, appassionato di viaggi. «Sono tutte cose non facili da trovare in Italia, finiscono buttate molto spesso», spiega. I suoi pezzi pregiati sono un gilet ricamato a mano con pantalone, datati 1780, in mezzo a cappelli, bauli-armadio, mazze da croquet. Pochi passi più in là, si cambia completamente registro: ecco un curioso paio di sandali infradito rettangolari e azzardati mocassini tricolori. Signore e signori, il vintage.

(Da "Il Firenze" del 4 luglio 2008) Continua a leggere