Un altro collega della stessa tv, grande esperto di calcio, si ritrova - così sembra - capo ufficio stampa della Regione. L’Unione sarda dedica pagine e pagine a Berlusconi e alla sistematica distruzione di Renato Soru durante l’ultima campagna elettorale. Due interviste dell’Unione a Cappellacci subito dopo l’elezione e all’esordio in Consiglio regionale (interviste a Soru nei 5 anni precedenti: zero). La linea ondivaga della Nuova Sardegna prima e durante la campagna elettorale: un po’ di qua, un po’ di là, adesso che è iniziata la legislatura decisamente di qua con modi anche inappropriati (un fondo al vetriolo del notista politico sulla nuova giunta “venduto” come pezzo di cronaca). Il Sardegna che ondeggia a seconda di chi scrive, Altra Voce – il quotidiano on line di Giorgio Melis – ormai incasellato come house organ del leader di Sanluri (anzi, più soriano di Soru stesso).
Forse mischio pere e mele (giornalisti e informazione), ma il problema di fondo rimane: ci si può fidare dei media sardi e di quello che scrivono? Il dilemma non riguarda solo la politica: si pensi al recente caso di cronaca del giovane morto d’infarto nel parcheggio del Sant’Elia presentato con tutti gli stilemi dello scandalo a luci rosse o al dramma dell’Eurallumina messo oggi a pagina 2 e il giorno dopo a pagina 40 dall’Unione. O, andando indietro di un paio d’anni, alla bufala del vecchino ladro nel supermercato inesistente, lanciata dall’Unione e smascherata dal Sardegna.
I giornali sono buoni solo per involgere il pesce o leggere i necrologi? I telegiornali servono ormai solo a vedere i gol del Cagliari? Fare il giornalista ormai è solo un modo come un altro per farsi amici potenti e ambire di essere cooptati nella casta? Insomma, in Sardegna più che nel resto d’Italia, l’informazione – intesa come servizio al lettore e non strumento di difesa e promozione di interessi economici più o meno palesi – è morta?
(ho scritto questo breve sfogo per il blog collettivo Corona de Logu: visitatelo)
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