mercoledì 10 dicembre 2008

Senza titolo (per ora) - 14


(Qui le puntate precedenti)

Quelli intanto avanzavano: potere delle lucine e del cibo in scatola. Erano almeno 50, la maggior parte di fresco ritorno dal mondo dei più, pure abbastanza puliti e ordinati. Ormai non mi facevano più nessuna impressione. Si può anche dire che, forse, non me ne avevano mai fatta.

Sotto sotto avevo sempre pensato di essere circondato da morti viventi: quando stavo in viaggio sull’autobus o andavo al supermercato facevo attenzione alle persone che mi circondavano. Nove volte su dieci era evidente che, se il cervello non era già spacciato, doveva essere in stato terminale. La differenza tra questi che cercavano la carne in scatola dentro un autobus e quelli che si fermavano incantati a sceglierla davanti a uno scaffale era solo l’apertura a strappo. Non mi spiegavo in altro modo tutti quei discorsi sulle “Isole dei Famosi” o le folle adoranti per quei cretini (stonati) che vincevano i programmi della tivu. Per non parlare di quelle che, in fila al super, si struggevano per qualche manzo microcervellato che faceva sospirare le troniste con i suoi capricci.


A proposito di televisione: nel gruppo che stava lentamente circondando il nostro autobus vidi una faccia conosciuta. «Silvio, molla i comandi e vieni qua – urlai – Guarda chi c’è!». Mi raggiunse sbuffando («Questa situazione non mi piace!») e mi aiutò ad aprire un finestrino. Subito entrò quella maledetta puzza di cadavere che appestava ormai tutta la città. Qualche scarafaggio del reparto vettovaglie cercò di fare il grande salto verso il finestrino aperto, altri tentarono la scalata diretta in cordata tipo Messner sul Nanga Parbat. I cosi invece allungarono le braccia non appena videro sbucare le nostre teste, ma eravamo in alto e al sicuro. A vederla sotto un’altra prospettiva sembravamo i Beatles che facevano capolino per salutare la folla adorante dopo un concerto. Solo che Paul, John, Ringo e George al massimo l’avrebbero finita nudi e molestati sessualmente, se la folla li avesse raggiunti. Noi saremmo andati letteralmente in pasto al pubblico.

Indicai una faccia morta in mezzo ai nostri ammiratori: «Lo riconosci quello?». Aveva ancora la giacca da gelataio e la cravatta con cui lo vedevamo spesso alla televisione. «Ma guarda lo stronzo – rispose Silvio – Devo provare pena per quel merda?». Ci guardammo: no, nessuna pena per una delle facce di bronzo peggiori mai apparse in una televisione.

(14 - continua)

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