martedì 28 aprile 2009

Porta l'orsacchiotto dal dottore

«Infermiera, subito una flebo di Sgonfiolin»: un'istruzione del genere non si è mai sentita nelle puntate del Dottor House o in quelle di E.R., né tanto meno in un vero Pronto soccorso. Sgonfiolin, Abbassafebbre o Dolorstop sono medicine dai nomi curiosi che “curano” bambolotti e peluche, i pazienti speciali  portati all'Ospedale dei pupazzi. Non è l'ultima follia americana ma un'iniziativa pensata per i bambini dai 3 ai 6 anni: grazie alla pupazzologia, infatti, superano le paure legate a medici e ospedali e imparano a conoscere l'ambiente medico e il personale che vi lavora.

In questi giorni - lo scorso fine settimana e il prossimo – i pupazzologi si prendono cura degli orsacchiotti dei bambini di Moncalieri, cittadina alle porte di Torino, grazie alla sezione torinese del Sism e al contributo dei volontari della Croce rossa. Sism sta per Segretariato italiano degli studenti di medicina, un'organizzazione di studenti presente in 34 facoltà italiane sparse su tutto il territorio: sono loro che, qualche anno fa, hanno importato in Italia l'idea del Teddy bear hospital, ormai consolidata in 32 paesi del mondo e studiata nelle riviste scientifiche da una decina d'anni.

Ma come funziona questo gioco che serve a ben indirizzare  il rapporto tra bambini e dottori? L'ospedale viene allestito in modo realistico in uno spazio chiuso (a Moncalieri, per esempio, è il centro commerciale) oppure in una tenda da campo sistemata in una piazza cittadina. Anche le procedure sono simili a quelle dei veri ospedali: c'è l'accettazione, la sala d'attesa dove si inizia ad imparare, l'ambulatorio dove si svolge la visita. Il genitore del pupazzo (il bambino) spiega al pupazzologo i sintomi (inventati) di cui soffre la sua bambola, che poi verrà pesata e misurata. Spesso i bambini raccontano problemi di cui hanno sofferto o che temono.

Il medico completa poi la diagnosi utilizzando i vari strumenti dell'ambulatorio a misura di bambolotto, come lo stetoscopio, lo sfigmomanometro, l'elettrocardiogramma, i raggi X. Tutte le curiosità dei bambini sugli strumenti ed il loro funzionamento vengono soddisfatte. Al bambino viene poi consegnata la prescrizione: di solito dovrà raccontare favole al suo pupazzo oppure fargli le coccole oppure passare alla farmacia dell'ospedale per ritirare le “medicine” da somministrare secondo le istruzioni.

Ma l'ospedale dei teddy bear non ha come unico scopo quello di far familiarizzare i bambini con la medicina, la malattia e ad avere fiducia nel pediatra. Serve anche agli studenti di medicina per prepararsi meglio all'interazione col paziente. Negli ultimi anni centinaia di Ospedali dei pupazzi si sono svolti in quasi tutte le regioni d'Italia e hanno coinvolto migliaia di bambini: grazie alle affettuose cure dei loro “genitori”, tutti gli orsacchiotti visitati sono tornati in piena salute.

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