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domenica 26 ottobre 2008

Perigeo 30 anni dopo


Ieri, dalla generale tristezza del pompatissimo Festival della Creatività di Firenze, sono tornato a casa con qualcosa da ricordare. Ho infatti assistito al concerto di reunion del Perigeo, un gruppo degli anni '70 che conoscevo solo di nome. Di solito considerati un nome di secondo piano della ricchissima scena musicale italiana dell'epoca, i toscani proponevano una musica molto sofisticata, sicuramente poco appetibile al gusto generale. Da qualcuno infilati (un po' a forza) nel filone del prog, Perigeo era più orientato al jazz rock e a qualcosa che somigliava alla fusion.

Ne ho avuto dimostrazione ieri. I quattro del Perigeo (più un ragazzo che ha preso, con ottimi risultati, il posto del tastierista originale) sono signori musicisti: il tempo è passato ma la loro musica non è invecchiata. Davanti a un pubblico particolarmente affettuoso per il rientro in scena dal lontano 1976, Perigeo ha suonato un po' di vecchi brani "perchè è meglio così", ha detto il contrabbassista Giovanni Tommaso. E mi ha fatto venire voglia di recuperare i loro dischi migliori.

Da You Tube un assaggio d'annata:


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domenica 27 luglio 2008

Ancora sui vecchietti del Rock: PFM



Poco prima di tornare in Sardegna per qualche giorno di vacanza (yes, starò qui fino al 9 agosto, prevendita al box office), giovedì scorso sono andato a vedere la gloriosa Premiata Forneria Marconi a Pontassieve, vicino Firenze. Lasciando da parte il fatto che sono entrato gratis insieme ad un paio di centinaia di altre persone (il concerto era in un luogo all'aperto ma - curiosamente - erano finiti i biglietti), è stata la quarta volta che vedevo suonare Di Cioccio, Mussida e Djivas (Premoli si è dato alla macchia), accompagnati dagli ottimi Lucio "Violino" Fabbri, Gianluca Tagliavini e Piero Monterisi. E anche stavolta i nostri hanno offerto uno spettacolo superbo, che ha presentato prima alcune delle canzoni di Faber nello storico arrangiamento del tour 1979 e poi i grandi classici della band.

Tra le cose che ogni volta mi colpiscono, oltre alla straordinaria bravura di questi musicisti, c'è la carica e il feeling delle loro esibizioni dal vivo: suonino in Piazza del Campo a Siena o alla sagra della cozza gratinata di Alberobello, l'unico gruppo rock italiano mai andato in tournee negli Stati Uniti onora sempre l'impegno e ti fa tornare a casa con le orecchie piene di bella musica.

Di Cioccio è uno dei pochi front man della stitica scena rock italiana: canta, si muove, aizza la folla, ha carisma. E continua, a 62 anni, a suonare la batteria da mostro. Quando passa dietro ai tamburi è ancora un terremoto di potenza e precisione. Insieme ai compari Djivas e Mussida (un uomo che probabilmente è nato con le dita incollate alla chitarra), il buon Franz andrebbe clonato e tramandato ai posteri. PFM è il monumento vivente di una stagione irripetibile della musica italiana, quando la creatività e la bravura riuscirono ad integrarsi col senso melodico del Belpaese canterino. Ma erano davvero altri tempi: 35 anni fa avevamo i Genesis e i King Crimson in testa alle classifiche e band italiane come PFM, Banco, Area, Orme, New Trolls (e tanti altri) che nulla avevano da invidiare ai mostri anglosassoni. Oggi trionfano i terribili prodotti televisivi di provincia tipo Marco Carta e Giusi Ferreri o i bambocci Tokio Hotel (con la loro stirpe di cloni industriali), gente di cui nessuno si ricorderà più tra 10 anni. Lunga vita alla PFM.
PS: qui una vecchia intervista che curai anni fa per Kronic.it.



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