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martedì 4 agosto 2009

Ufo alla radio fiorentina


Sabato scorso, su invito del mio contatto Facebook Davide Belperio, ho partecipato a una trasmissione di Lady Radio dedicata a Ufo e Alieni (tema estivo!). Questo è il risultato di tale sproloquio...Cliccate sul player...



Malanga, cultisti, contattisti, gli ufo su Firenze: insomma, le solite minchiate!
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domenica 28 giugno 2009

Alcune domande a Meridiana e Aeroporto di Firenze (visto che va di moda...)

1) Con l’equipaggio incompleto a causa dell’improvvisa “malattia” tattica degli assistenti di volo, il comandante è obbligato a limitare il numero dei passeggeri accettati a bordo per ragioni di sicurezza. La situazione problematica del volo Meridiana Firenze-Cagliari del 26 giugno era nota dal primo pomeriggio: questo è attestato dal sito dell’aeroporto, che annunciava un ritardo già dalle ore 17, e dalle successive testimonianze dell’albergo che ha ospitato alcuni dei viaggiatori appiedati e dei passeggeri che invece sono stati invitati a recarsi al check in “il più presto possibile”. Dunque, un numero imprecisato di viaggiatori sui 132 in lista è stato avvisato per tempo del disguido e ha avuto la possibilità di effettuare il check in con sufficiente anticipo o scegliere una soluzione alternativa. Perché, però, la compagnia non si è sentita in dovere di avvertire TUTTI i passeggeri e ha permesso che 32 persone arrivassero all’aeroporto completamente ignare della situazione?

2) Come é possibile che la compagnia aerea Meridiana, considerata la situazione, non abbia ritenuto opportuno mettere a disposizione un suo delegato ufficiale e abbia invece preferito farsi rappresentare da una dipendente di AdF (tale signorina Ester, è stato impossibile identificarla) che non ha fornito alcuna assistenza materiale (neanche un bicchiere d’acqua, per dirne una) ai passeggeri appiedati e ha opposto resistenza a qualsiasi richiesta di chiarimento e approfondimento della situazione? Meridiana accetta che chicchessia possa fare le sue veci e apportare danni alla sua immagine con una condotta negligente?

3) Chi ha deciso che l’unica “protezione” possibile per i viaggiatori del Firenze-Cagliari era il trasferimento sul volo Torino-Cagliari previso alle14,20 di sabato 27 giugno? E chi – Meridiana o la sua “rappresentante per conto di AdF, ha definito i tempi del trasferimento in autobus, sottovalutando la distanza che separa le due città e i tempi di percorrenza in un sabato mattina estivo congestionato dal traffico autostradale?


4) Sui 32 lasciati a terra per overbooking, 16 passeggeri hanno accettato la “protezione” sul volo pomeridiano Torino-Cagliari di sabato 27 giugno, spinti dall’esigenza di arrivare nel capoluogo sardo in giornata per improrogabili impegni personali (testimoni di nozze, per esempio) e lavorativi (commercianti che dovevano chiudere contratti) e dopo aver ricevuto la garanzia che sarebbero partiti con quell’aereo. A tutti loro è stato rilasciato un regolare documento di viaggio, spedito anche alle caselle di posta elettronica di coloro che avevano acquistato il biglietto attraverso il sito Meridiana. Per quale motivo, allora, nessuno della compagnia aerea o di chi ne faceva le veci all’aeroporto di Firenze, ha ritenuto opportuno comunicare – per telex, per telefono o secondo le modalità che si adottano in questi casi - al Servizio passeggeri dell’aeroporto di Torino-Caselle (o al comandante del volo) che sulla tratta Torino-Cagliari delle 14,20 erano previsti un gruppo di passeggeri “protetti” in arrivo da Firenze? Perché nessun incaricato di Meridiana ha contattato l’autista dell’autobus per seguire l’andamento del trasferimento dei viaggiatori su Torino?

5) In quale maniera Meridiana intende risarcire il danno morale e materiale dei 16 passeggeri portati inutilmente a spasso per mezza Italia e alla fine costretti a ripiegare sul volo Torino-Cagliari delle 21,10, con la beffarda conseguenza che la destinazione è stata raggiunta nello stesso orario di coloro che hanno optato per il volo Firenze-Cagliari previsto alle 21,15 di sabato 27 giugno?
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giovedì 27 novembre 2008

Firenze: l'assedio dei trattori

In marcia su Firenze con 300 trattori. Quella indetta per oggi dalla Coldiretti si annuncia come «la più grande mobilitazione del mondo agricolo toscano», che culminerà con un corteo per le strade cittadine e la conclusione in piazza Santa Croce alle 13 per il discorso del presidente regionale Tulio Marcelli. «Abbiamo bisogno di nuove norme e regole dalla Regione perché il settore dell’agroalimentare toscano è in crescita: si conferma fiore all’occhiello della produzione ma è messo in difficoltà da vincoli e lacci»: così Raffello Betti, direttore di Coldiretti per le province di Firenze/Prato, spiega i motivi della manifestazione che muoverà numeri massici: insieme ai 3-400 trattori attesi, arriveranno da tutta la regione 15mila persone grazie anche a 200 pullman.

«Vogliamo legare il prodotto al territorio, per rafforzare la nostra filiera – continua Betti – Adesso invece viene certificato il processo di trasformazione e non l’origine del prodotto: il vero Made in Tuscany va difeso». Già ieri fervevano i preparativi per la manifestazione: in Santa Croce, mentre si ultimava l’allestimento del palco che ospiterà gli interventi, nel pomeriggio sono arrivati una decina di trattori, ai quali si sommeranno altri attesi per la mattinata.

A simboleggiare i punti di forza dell’agroalimentare toscano ci saranno alcuni “carri allegorici” dedicati a olio, vino e cereali. Ma la mobilitazione degli agricoltori toscani sarà ravvivata dalla presenza dei butteri maremmani, dagli sbandieratori di Pisa, Livorno e Siena che precederanno le rispettive delegazioni, dalle ragazze in costume che distribuiranno fiori mantenendo fede alla vocazione florovivaistica di Pistoia.

Alla fine di una lunga mediazione con Coldiretti, la stragrande maggioranza dei trattori si limiterà ad un ideale assedio della città con presidi dislocati in piazzale Michelangelo, via Di Novoli, via Senese, viale Guidoni, via Cavour, via Bolognese, via Faentina e viale Piombino. Il concentramento più grosso sarà quello del piazzale panoramico, dove sono attesi più di cento trattori. Il corteo invece si troverà nel piazzale Bambini di Beslan, di fronte alla Fortezza, e muoverà dopo alle nove: il percorso attraverserà il centro e includerà sarà anche il rituale passaggio davanti alle sedi di consiglio e giunta regionali. Sarà una mattina di fuoco per gli automobilisti fiorentini.

(dal "Firenze" del 27 novembre 2008)
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sabato 22 novembre 2008

Firenze: palloncini per chi non c'è più

Palloncini rossi che riempiono il cielo sopra piazza Santo Spirito. Ciascuno porta con sé una piccola lettera a una persona cara che ci ha lasciato. Francesca Casilli, 19 anni, si immagina così il finale del suo primo film da regista intitolato “Notes to heaven” (Lettere al paradiso), un cortometraggio di otto minuti che porterà in concorso al festival di Cannes dell’anno prossimo.

«Sarà un evento aperto, mi piacerebbe venisse chiunque abbia vissuto una perdita – dice – Le persone scriveranno una breve lettera che legheremo a un palloncino rosso: poi li lasceremo andare tutti insieme nel cielo mentre staremo filmando». Sarà «il momento finale e liberatorio» di un breve film che, attraverso interviste a sei persone che «hanno perso qualcuno di caro», vuole raccontare «differenti modi di convivere col dolore e superare il lutto».

Il corto è il progetto conclusivo del corso di cinema che la ragazza ha seguito in questi mesi in una scuola di Firenze. A dispetto del nome italianissimo, Francesca viene dallo Zambia, stato dell’Africa centro meridionale che qualche appassionato di calcio può ricordare per il 4-0 che inflisse all’Italia nel torneo olimpico di Seul 1988. La sua famiglia è originaria da Rimini e ha una storia che meriterebbe di essere raccontata in un film a parte: «Mio nonno lasciò la sua città in automobile e così arrivò nella Rhodesia del nord, che è come si chiamava lo Zambia all’epoca», racconta. «Vide che c’erano possibilità di lavorare e dopo un po’ fece venire tutta la famiglia – continua – Mio padre infatti non è cresciuto in Italia».

Francesca però è tornata in Italia per seguire il cinema, la sua grande passione: «Ho sempre desiderato fare film, ma non avevo idea di come si facesse: ora sto imparando». Ma sul suo eventuale futuro – che continuerà con altri studi, forse negli Usa - da film maker, la ragazza ha le idee chiare: «Non mi interessano i grandi film commerciali – dice – Vorrei fare film sulle persone, i loro problemi e i loro sentimenti». Come la sua prima prova, che verrà presentata in anteprima il 12 dicembre al Florence film festival e nasce da una esperienza dolorosa della giovane regista: «Dodici anni fa ho perso un carissimo amico», ricorda.

Ecco così l’idea di intervistare tre amici coetanei e altre tre persone più adulte che raccontano il modo in cui hanno vissuto col grande dolore di perdere una persona cara, tutto girato con una videocamera ad alta definizione, una truppa ridotta ai minimi termini e senza copione. Esperienza istruttiva per una come Francesca, che si vede «soprattutto come sceneggiatrice» e invece si è trovata a girare «senza sapere cosa sarebbe venuto fuori, perché avevo davanti persone reali e non potevo dare loro un copione». L’unica scena in qualche modo sceneggiata sarà quella finale, che verrà girata domenica prossima, 23 novembre, a partire dalle 14 in piazza Santo Spirito. «Ci saranno venditori di palloncini rossi e si potrà comprare anche la penna, per chi ne fosse sprovvisto – conclude la ragazza italozambese – Spero che in tanti vengano a scrivere una piccola lettera, sarebbe un bel modo per capire che nel dolore non si è soli».

(da "Il Firenze" del 22 novembre 2008)
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lunedì 17 novembre 2008

Firenze: "Con 400 euro di pensione, a Capodanno finirò per strada"

400 euro di pensione al mese, 5 sacchi di indumenti da lavare, gli ultimi 3 anni sballottato come un pacco e 4mila euro di debiti: Paolo Polidori, 64 anni, invalido Inps, non ne può più e, a fine anno, potrebbe trovarsi senza un letto dove dormire. Vorrebbe ricostruirsi una vita e trovare un posto dove vivere, ma ha la sensazione di «sbattere sempre contro un muro di gomma».

Fiorentino di San Frediano, ex macellaio, ridotto sul lastrico da un divorzio e dalla malattia che l’ha reso invalido – circostanze che preferisce raccontare senza troppi dettagli – ha trascorso gli ultimi anni in ricoveri “di fortuna” mediante i servizi assistenziali: 2 anni all’ostello San Paolino della Caritas, 7 mesi all’Albergo popolare (trascorsi «senza mai riuscire a lavarmi») e, da maggio, in una casa di riposo a San Domenico. «La retta normale sarebbe di 1600 euro al mese – racconta – La quota che tocca a me è comunque di 450 euro al mese». Ed è già una somma agevolata: Polidori aveva ottenuto una riduzione. «Da 18,90 euro al giorno a 15: bell’aiuto», commenta amaro.

Il debito sul groppone nasce da quest’ultima permanenza: «Quando sono entrato ho pagato 800 euro – spiega – Era tutto quello che potevo, ora ho accumulato 3-4mila euro di morosità». I conti sono presto fatti: Polidori percepisce 443 euro di pensione, ai quali si aggiunge un contributo di 200 euro che gli viene versato dai figli («Non li vedo da 15 anni, ho un nipotino che non ho mai conosciuto», confessa): da questa cifra l’ex macellaio deve pagare le spese per l’igiene personale, le tante medicine – che lo specialista gli prescrive «ma poi le devo comprare io» -, la lavatrice e le sigarette («Sono il mio unico vizio»).

Ma rimane il “buco” da saldare: «Sono correntista alle Poste, ho chiesto un mutuo e me l’hanno negato per via del basso reddito – racconta – Ho chiesto all’Inps la cessione del quinto dello stipendio, ma ho ricevuto un altro no: mi rimane solo prostituirmi, a questo punto». L’arretrato da smaltire non è solo monetario: «Mi trascino 5 sacchi di indumenti e biancheria da lavare, ma non ne ho la possibilità». Per vivere Polidori si affida al buon cuore degli amici e a qualche piccolo espediente. «Mangio dagli amici che mi conoscono e mi fanno pagare quello che posso – dice – Oppure mi offrono un pasto perché sbrigo loro qualche commissione come pagare le bollette». Perché, per esempio, alla mensa Montedomini gli over 65 potrebbero mangiare spendendo solo 1 euro, ma «io non posso, non ho ancora l’età». Alla casa di riposo l’uomo torna solo la sera: «Sono autosufficiente, ma vivo in mezzo ai novantenni». E comunque, prestissimo, Polidori si ritroverà punto e da capo: «Posso stare qui fino al 31 dicembre, poi non so, mi rimetteranno all’Albergo popolare».

È una soluzione che l’uomo, appassionato di telefonia («Mi sono anche proposto alla Tim, ma non mi vogliono perché sono troppo vecchio»), vede come un incubo. «Partecipo ai bandi per le case popolari dal 1982, l’anno in cui ho divorziato», ma senza risultato: «Avevo anche trovato una casetta appena fuori città – racconta - ma se pago l’affitto, poi come mangio?». Perché, alla fine, questo è tutto ciò che Polidori desidera: un tetto sopra la testa, «definitivo, non un mese di qua e un mese di là». Quasi a qualunque costo: «Il Comune non butti giù le baracche abusive – è la provocazione – Ne lasci una in piedi per me».

(da "Il Firenze" del 17 novembre 2008)
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venerdì 7 novembre 2008

Firenze: in 4mila per Sabina Guzzanti

«Di voi hanno paura, continuate senza fermarvi e senza stancarvi finché non avrete ottenuto quello che chiedete»: davanti ai 4mila accorsi in piazza della Signoria per la sua speciale lezione, Sabina Guzzanti esorta i ragazzi del movimento ad andare avanti nella loro protesta contro la riforma Gelmini: «Ma non preoccupatevi di come i giornali vi raccontino», raccomanda. L’attrice e regista arriva nel cuore di Firenze a mezzogiorno in punto, seguita da una troupe di 5 cameramen: l’idea è quella di «fare un documentario sull’Italia di oggi».

Parla per due ore: racconta gli inizi, risponde a tante domande, ascolta i ragazzi all’ombra del Biancone, dove due settimane fa aveva parlato l’astrofisica Margherita Hack. È un intervento quasi a ruota libera, applauditissimo, che ha i suoi punti fermi nella feroce critica al mondo dell’informazione e nella denuncia che l’Italia diventi un «regime semi dittatoriale». «I media sono in malafede, i giornalisti sotto controllo – dice la Guzzanti – L’informazione è solo spot per i politici, non c’è chi faccia domande: se le fanno, li sbattono fuori».

La censura è sempre incombente per le voci fuori dal coro: «Se dici cose scomode, cercano di distruggere la tua reputazione ma non ribattono mai nel merito - tuona l’attrice – Si inventano dibattiti pretestuosi sulla legittimità della satira: tutte le volte che una persona parla liberamente scoppia un casino». Il nostro paese si sta trasformando «in un regime autoritario», dove è tutto distorto: «Vittorio Mangano diventa un eroe e Saviano invece è un rompiscatole». «Il potere delle parole è enorme», ricorda l’autrice di “Viva Zapatero”. Ed è per questo che gli studenti che si stanno mobilitando contro il governo Berlusconi non devono cercare la visibilità a tutti i costi: «Non è un valore da rincorrere – ammonisce – Se le cose che si fanno sono importanti, arriva comunque: volete cambiare le cose o stare sui giornali?» Gli italiani sono un popolo «seduto, viziato e borbottante, che non combatte, non fa la fatica di parlare e pensare».

Mentre parla esibisce una maglietta di Obama: «Negli Usa c’é Obama, noi invece aspettiamo sempre un leader che ci salvi, ma se qualcuno doveva arrivare sarebbe già arrivato». Voi, la Guzzanti esorta così i ragazzi, «fate sentire la vostra forza, spiegate cosa significa dialogo a questi adulti marci per i quali è solo inciucio e complicità». E, soprattutto, «studiate tanto, non solo in modo scolastico: andate a teatro, viaggiate, ascoltate musica, senza rimanere incollati per ore davanti a uno schermo».

Tra quelli che applaudono c’è Dacia, studentessa 21enne di psicologia: «Ha ragione sulla visibilità, però per noi farci vedere ora è importante». Francesco e Michela, ventenni iscritti a Chimica del restauro, promuovono la prof Guzzanti: «Ha una visione lucida dei media, noi siamo inesperti e la sua esperienza ci aiuta, ci dà la spinta per continuare», dicono. L’ex sessantottino Vito, insegnante in pensione, apprezza «l’incitazione a continuare a lavorare e a manifestare con creatività». Gli studenti fiorentini non mollano: «Il governo non ascolta – annuncia Francesco Epifani degli Studenti di sinistra, organizzatori della lezione in piazza - La mobilitazione andrà avanti fino a Natale».

(da "Il Firenze" del 7 novembre 2008)

Qui tutte le foto che ho scattato ieri.
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giovedì 6 novembre 2008

Firenze: professori lavavetri per un giorno, ma con i rumeni


Sembra la prima protesta con figuranti mai vista a Firenze: i veri lavavetri in campo coi ricercatori universitari muniti di spatoline per “vederci più chiaro” sui tagli all’università pubblica proposti dal ministro Gelmini. Ma quello andato in scena ieri al semaforo di viale Guidoni, di fronte al polo sociale di Novoli, è soltanto un curioso cortocircuito. Un’occasione ghiotta che alcuni ragazzi rumeni – di solito mendicano tra le auto in quell’incrocio – colgono lesti come faine: attrezzi nuovi fiammanti e secchi per un ritorno agli antichi mestieri.

La dozzina di docenti di Storie politiche fanno buon viso a (ben poco) cattivo gioco: la presenza dei professionisti del settore, alla fine dei conti, regala realismo alla loro protesta contro «l’indebolimento dell’università che danneggia tutti». Anche gli automobilisti guardano incuriositi i tandem che puliscono e – a seconda dei casi – lasciano un volantino oppure chiedono qualche spicciolo. «Non mi danno fastidio né gli uni né gli altri», sorride uno. «Mi hanno fregato», così uno si lamenta del cristallo pulito. «In molti ci esortano ad andare avanti», racconta Chiara Rapallini, una delle promotrici dell’originale protesta. «Attenti che arriva la polizia e vi arrestano», avverte un signore dal finestrino.

Due vigili in moto tirano dritti, forse distratti o poco in vena di mostrare i muscoli, ma poi la polizia arriva davvero: una volante, attirata dai rumeni. Quelli, con la stessa velocità con cui avevano afferrato spazzole e spugne, le gettano nei secchi e fanno finta di nulla. Dieci minuti dopo, ripartiti i poliziotti, tornano a dare man forte ai “colleghi per un giorno” che esibiscono cartelli come “ricercatore in cerca di futuro”. «Vogliamo far capire a chi è esterno al nostro mondo che questi tagli colpiscono tutto il paese», dice Anna Pettini, associata di Economia politica.

Dopo un’oretta i prof tornano in Facoltà e gli altri tirano le somme. «Oggi a secco», si lamenta Viorel, 25 anni, originario di un paese vicino a Bucarest. È un habitué del semaforo: «Ho lavato vetri per cinque anni, ora passo col bicchierino a chiedere monete», racconta. L’incasso è buono, anche «50-60 euro al giorno» che sono serviti – così dice - «per il mio bambino ricoverato a Careggi». Per lui è l’ultimo giorno ai semafori, assicura: «Domani torno in Romania, mio padre mi ha trovato un lavoro». Ma Viorel e i suoi compagni mettono via un paio di spugne e un secchio “regalati” dai ricercatori: nella vita non si sa mai.

(da "Il Firenze" del 6 novembre 2008)
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giovedì 30 ottobre 2008

Firenze: la città ostaggio degli studenti, traffico in tilt

Sono in mille e, dietro uno striscione, per ore mandano in tilt il traffico nei viali di Firenze. Sono gli studenti del polo universitario di Novoli che partono in corteo spontaneo appena arriva la notizia che il Senato ha approvato il decreto Gelmini. La loro è la manifestazione più eclatante di una giornata in cui la mobilitazione di ragazzi e professori di scuole e università prosegue ai quattro angoli della città.

Si protesta, per esempio, con una biciclettata mattutina per il centro storico, alla quale partecipano «per solidarietà» anche una ventina di dottorandi italiani e stranieri dell’Istituto europeo di Fiesole. All’alberghiero Saffi, zona Campo di Marte, docenti e studenti invece si incatenano ai cancelli della scuola. Da loro i risultati dei tagli si vedranno già dall’anno prossimo: «Verranno diminuite le ore di sperimentazione e i laboratori», dice il docente di Lettere Massimo Migliarino. «Non potremo fare abbastanza pratica – denuncia lo studente Roberto – Facciamo 204 ore di stage in azienda: è dove impariamo davvero il lavoro».

Novoli è però il vero fulcro della protesta. Si parte alle 11, appena il Senato dice sì: le strade adiacenti il polo universitario vengono bloccate. Poi la rabbia prende il sopravvento e si improvvisa un corteo al grido di “Dalle elementari alle università, contro la Gelmini blocchiamo la città”. E lo fanno sul serio: partiti in poche centinaia, senza una meta definita, si lanciano sui viali e mettono sotto scacco la circolazione.

È una protesta di “pancia”, non pianificata, ma pacifica e rumorosa: tanti altri si aggiungono lungo il cammino. Vigili e poliziotti in borghese scortano discretamente il corteo e cercano soluzioni volanti alla chiusura dei viali verso l’Arno. Dietro i ragazzi si forma una fila infinita di mezzi a passo d’uomo: si nota una corriera diretta a Greve in Chianti, in ritardo incalcolabile.

Tra un coro contro la Gelmini e uno contro Berlusconi, si decide la strada: «Andiamo alla Rai!», grida uno al megafono all’altezza del Cimitero degli inglesi. La risposta è un sì unanime ed entusiasta. Ma, superata piazza Beccaria, l’idea di proseguire fino a Varlungo dopo chilometri di marcia e canti perde quota. Allora svolta verso il lungarno della Zecca vecchia: «Occu-pia-mo Pa-laz-zo Vec-chio!», scandiscono in coro gli autobattezzatisi “facinorosi”.

Dai lati della strada tanti applausi e saluti, anche dalle auto che filano nella corsia opposta. Un anziano ciclista scorre davanti al corteo e saluta: «Bravi figlioli, bravi». Davanti a tutti cammina un ragazzo cinese: il suo nome italianizzato è Lucio, ha 21 anni e dall’anno scorso studia economia a Firenze. Riprende tutta la maratona con un telefonino all’ultimo grido («Voglio mettere i filmati su You Tube», dice) e ne sposa le ragioni: «Non è l’università che deve pagare il conto».

La lunga marcia si conclude in piazza della Signoria, con un sit in. Oggi in tanti saranno a Roma, gli altri manifesteranno ancora: appuntamento alle 10 in piazza San Marco. Gli studenti non mollano e cantano: «La protesta continua».

(da "Il Firenze" del 30 ottobre 2008)

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martedì 28 ottobre 2008

Firenze: maratona sui libri, 24 ore non stop contro la Gelmini


Siamo lontani dal record di 120 ore filate stabilito l’anno scorso da un professore indiano con doti da fachiro, ma la non stop di 24 ore di lezioni scientifiche che si conclude stamane alle otto e trenta nel dipartimento di Matematica di viale Morgagni non puntava al Guinness. L’obiettivo di studenti e professori era invece protestare con lo studio contro il ministro Maria Stella Gelmini e la riforma che sta mobilitando scuole e università di tutta Italia.

Il record c’è comunque, perché in centinaia affollano l’aula 1 dell’edificio “Ulisse Dini” mentre si alternano ordinari e ricercatori. Anzi, in certi momenti della giornata l’afflusso è tale –anche 500 persone, con tanti genitori e professori di altre facoltà - da richiedere il dirottamento di parte del pubblico in un’aula adiacente, servita da computer e videoproiettore: nulla è lasciato al caso, la non-stop va in diretta pure su Internet.

Per affrontare la lunga notte - nella quale il “palinsesto” strategicamente prevede argomenti curiosi come “Chi ha paura di Darwin”, “Geometria tropicale”, “La fisica sotto il naso” - la riserva di caffè è quasi inesauribile. E i sopravvissuti alla lunga marcia della scienza «troveranno la colazione ad attenderli», dicono al banchetto posto all’ingresso dell’aula. Il barista sarà però chiamato al superlavoro: in tanti prevedono di affrontare la full immersion sui banchi. «Starò tutta la notte – dice Paolo, matricola di Fisica - È la mia maniera di manifestare dissenso sulla riforma in modo pacifico».

Il collega Luigi al primo anno della specialistica in Matematica ha messo radici: «Sono qui da stamattina, ho seguito tutte le lezioni – racconta – Spero di farcela a reggere fino alle cinque e mezza: vorrei seguire “Mentire con la statistica”». Viola e Laura, matricole di Matematica e Fisica contano di resistere «fino alle undici e mezza, mezzanotte: è un’iniziativa bellissima, anche se qualche lezione è troppo tecnica». La lezione più seguita durante la giornata è quella dedicata alla risoluzione del cubo di Rubik dal ricercatore Emanuele Paolini. Altri, forse memori degli exploit dei poliziotti di CSI, puntano a “Il contributo della zoologia nelle investigazioni scientifiche”. Ora d’inizio improba: le quattro e trenta del mattino, ma nessuno si spaventa.

L’entusiasmo non è solo quello degli studenti: anche i professori chiamati al tour de force non si limitano al compitino di un’ora, ma si fermano ad assistere agli interventi dei colleghi. «È un’iniziativa insolita, fatta in circostanze speciali, con cui proponiamo un apprendimento ad ampio spettro», commenta Roberto Livi, ordinario di Fisica Statistica. «Sono stupito dalla risposta dei ragazzi: hanno fame di cultura», aggiunge. Per il collega Roberto Casalbuoni, che ha la cattedra di Fisica Teorica, si tratta «di un’iniziativa culturalmente molto valida, da ripetere: a parte il contesto di protesta, è raro organizzare conferenze di questo genere». Intanto, i giovani di Forza Italia distribuiranno oggi 10mila cartoline indirizzate al rettore “contro le occupazioni”. Nessuno deve averli avvisati che, dalla prossima settimana, in molte facoltà le lezioni riprenderanno regolarmente.

(da "Il Firenze" del 28 ottobre 2008)
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domenica 26 ottobre 2008

Perigeo 30 anni dopo


Ieri, dalla generale tristezza del pompatissimo Festival della Creatività di Firenze, sono tornato a casa con qualcosa da ricordare. Ho infatti assistito al concerto di reunion del Perigeo, un gruppo degli anni '70 che conoscevo solo di nome. Di solito considerati un nome di secondo piano della ricchissima scena musicale italiana dell'epoca, i toscani proponevano una musica molto sofisticata, sicuramente poco appetibile al gusto generale. Da qualcuno infilati (un po' a forza) nel filone del prog, Perigeo era più orientato al jazz rock e a qualcosa che somigliava alla fusion.

Ne ho avuto dimostrazione ieri. I quattro del Perigeo (più un ragazzo che ha preso, con ottimi risultati, il posto del tastierista originale) sono signori musicisti: il tempo è passato ma la loro musica non è invecchiata. Davanti a un pubblico particolarmente affettuoso per il rientro in scena dal lontano 1976, Perigeo ha suonato un po' di vecchi brani "perchè è meglio così", ha detto il contrabbassista Giovanni Tommaso. E mi ha fatto venire voglia di recuperare i loro dischi migliori.

Da You Tube un assaggio d'annata:


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giovedì 23 ottobre 2008

Maria Stella, astro della discordia

Sarebbe roba da “qual è il colmo per..”: non capita tutti i giorni, infatti, che un’astrofisica riceva accoglienze da autentica stella. Ma così è: i duemila radunati in piazza della Signoria ieri pomeriggio tributano una calorosa ovazione a Margherita Hack appena spunta dal piazzale degli Uffizi. È venuta a sostenere la causa di studenti e professori che contestano la riforma Gelmini in un autentico tour de force: ieri, prima l’incontro con gli studenti delle superiori alla “Stazione delle Idee”, poi la lezione davanti a Palazzo Vecchio e oggi la visita al polo scientifico di Sesto.

Nonostante qualche acciacco – gli anni sono comunque 86 – la scienziata fiorentina ricambia gli applausi con grande energia e, prima di iniziare la sua lezione sull’astrofisica, rifila un paio di sonori sganassoni a Berlusconi. «Questa è un’occasione terribile per il nostro paese – tuona – Siamo alla falsa democrazia, perché la riforma è stata fatta con un decreto legge, che non è passato per il Parlamento e non è stato discusso con chi lavora a scuola o nell’università».

La Hack spera che la mobilitazione di tanti giovani «apra gli occhi di chi ancora approva questo governo vergognoso, di arroganti e ignoranti». Perché ha decretato «la morte della ricerca e dell’università» in un paese dove «i finanziamenti sono già la metà rispetto altri paesi europei»: «Saremo un bel popolo di ignoranti, diventeremo un paese in via di sottosviluppo», mitraglia l’astrofisica. Ogni invettiva contro «la destra infame» (boato della folla) è scandita dagli applausi dei tanti che si assiepano davanti al Biancone: vengono da tutte le facoltà (occupate e non), professori e ricercatori - alcuni in giacca e cravatta, altri che scattano foto – siedono insieme agli studenti.

Per Lapo, ricercatore di Fisica nella facoltà di Scienze «é importante che una persona che ha dato lustro alla scienza sia qui, nella prima città che si è mossa contro la riforma». C’è anche una rumorosa rappresentanza delle superiori, docenti compresi. Dalla sua bici Chiara, che è laureata in Matematica e fa sostegno per le materie scientifiche all’istituto d’arte di Sesto, ascolta le parole di Margherita Hack e approva: «La sua testimonianza serve a dare rilievo a una protesta giusta – commenta – L’opinione pubblica non capisce la rilevanza di un cambiamento tanto grande e tanto rapido».

Ci sono anche molti curiosi, come l’infermiere in pensione Cesare, curioso di vedere da vicino «una persona tanto intelligente»: «Condivido questa protesta – afferma – Anzi, ci vorrebbero manifestazioni così tutti i giorni». Almeno per i prossimi giorni il battagliero pensionato sarà accontentato: «La protesta continua», assicura Francesco Epifani degli Studenti di sinistra. «Continueranno le lezioni in piazza, per tutti contro un’università per pochi», spiega. L’iniziativa più curiosa si terrà al polo di via Morgagni: 24 ore non stop di lezione. Dalle otto e trenta di lunedì 27 ottobre alla stessa ora del 28 ottobre, 24 docenti si alterneranno per proporre accattivanti temi scientifici come «Geometria tropicale» o «A cosa servono le zanzare». Perché, come disse Flaiano, la situazione è disperata ma non seria.

(da "Il Firenze" del 23 ottobre 2008)
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venerdì 17 ottobre 2008

Firenze, contro i tagli lezioni in piazza col megafono


Studenti e professori, tutti insieme appassionatamente a difesa dell’università pubblica. Si fa lezione all’ombra del loggiato degli Innocenti del Brunelleschi, davanti all’arco di Piazza della Repubblica, sotto il severo sguardo di Dante a Santa Croce, in dieci altre piazze fiorentine più o meno centrali: la cultura va all’aria aperta per dire no alla riforma Gelmini e ricordare a tutti l’importanza dell’istruzione pubblica.

È una battaglia che, come nel 2004 contro il progetto Moratti, unisce sullo stesso fronte docenti, ricercatori e ragazzi. Anche allora si presero “in prestito” le piazze, ma questa volta la partecipazione è moltiplicata, lo schieramento più massiccio: dalle 11 alle 13 del mattino (con qualche coda pomeridiana) con megafoni, microfoni e altre attrezzature improvvisate, si fa lezione in pubblico, sotto gli occhi dei passanti incuriositi. Striscioni e cartelli sbeffeggiano la riforma del governo e spiegano le ragioni della protesta: “Lezioni per tutti contro un’università per pochi”, scrivono per esempio in piazza SS.Annunziata.

Davanti agli studenti si alternano ordinari, associati, ricercatori, semplici assegnisti: in alcuni spazi, i tempi sono rigidamente fissati da un orario, altrove si improvvisa. Mentre osserva la professoressa Francalanci parlare in piazza San Marco del vulcano Stromboli, Marco Benvenuti, presidente del corso di laurea in Scienze geologiche, spiega «il valore simbolico dell’iniziativa»: «Non perdiamo tempo, ma facciamo attività didattica alternativa insieme agli studenti – dice – Qui c’è l’università che vuole continuare a svolgere il suo ruolo di ricerca e formazione, che non vuole essere messa in ginocchio da questa legge».

A due passi dalla giostra di Piazza della Repubblica, c’è l’“aula” di Scienze delle formazione. Si ferma perplesso ad ascoltare il commercialista Maurizio: «L’università va rifondata, ora non è formativa – commenta – Queste iniziative servono a poco, anche i ragazzi si distraggono». Federica, 18enne liceale del Machiavelli (occupato), a pochi passi dalla Ruota degli Innocenti ascolta attenta l’associato di Storia dell’arte medievale Andrea de Marchi che parla di Andrea di Anghiari, maestro di Piero della Francesca. Con i ragazzi di altre scuole, partecipa alle “lezioni in piazza”: «Mi sembra una giusta forma alternativa di protesta – dice - È un bel modo di comunicare che ci stiamo muovendo».

La facoltà di Architettura si è schierata in piazza Ghiberti e a Santa Croce: in mezzo alle consuete frotte di turisti, il ricercatore Luciano Barbi assiste all’esposizione della convenzione europea sul paesaggio in sella alla sua bici e mastica amaro: «In modo miope e grossolano si decreta la fine dell’università di qualità pubblica, un importante patrimonio collettivo di tradizione secolare». Nello stesso momento, sotto la porta di piazza della Libertà, in 150 ascoltano lezioni di chimica e fisica, e in piazza Indipendenza assistono all’intervento introduttivo dell’ordinario di Storia contemporanea Simonetta Soldani: qui si va addirittura ai supplementari, altri ricercatori terranno banco fino al pomeriggio inoltrato. In piazza la campanella non suonerà.

(da "Il Firenze" del 17 ottobre 2008)
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martedì 14 ottobre 2008

Firenze, scene da un'occupazione

Striscioni, sculture beffarde, siti internet: la protesta degli studenti fiorentini contro la riforma della scuola voluta dal ministro Maria Stella Gelmini è una fucina di fantasia. Il fronte si sta compattando. Dopo le prime iniziative di venerdì, ieri gli ultimi istituti che mancavano all’appello hanno varcato il Rubicone della mobilitazione: dopo lunghe assemblee, i classici Galileo e Michelangelo e la sede centrale del Castelnuovo sono passati sotto il controllo degli studenti.

In via La Marmora, al Castelnuovo, quando manca un quarto all’una il centinaio di studenti che riempie la strada ottiene di entrare dalla porticina laterale della palestra. «Uno per volta, lasciate il nome al tavolo», spiega il rappresentante d’istituto Pietro col megafono. Il “palinsesto” delle attività, se così si può chiamare, è appeso accanto al portone. Durante la settimana si parlerà di “Moratti, Fioroni, Gelmini, riforme a confronto” e “Scuola nei secoli, mezzi della protesta studentesca”: titoli da cineforum fantozziano. Ma «non siamo qui per scialare – dice Nicola, 17enne borchiato – Noi ci crediamo, è una riforma che distrugge e svaluta la scuola pubblica».

Due prof perplesse osservano la situazione in disparte. «È presto per parlare – dicono– Le risposte ci sono, ma non in queste forme». La macchina dell’occupazione del liceo Alberti funziona già a pieno regime. La rappresentante d’istituto Margherita ci accompagna per un rapido giro. Fervono i preparativi per l’assemblea pomeridiana dove discutere lo scarso coinvolgimento di una parte degli studenti (su 800 iscritti, solo una cinquantina sono parte attiva nell’autogestione della scuola) e la partenza delle «lezioni alternative, che verranno tenute da professori, universitari e genitori solidali».

Si lavora ovunque: nel comitato stampa si prepara un giornalino delle scuole fiorentine occupate. Nel cortile si pensa all’installazione per il “Festival della creatività”: «Rilancerà il nostro messaggio sulla scuola», dice Giacomo. Non manca la goliardata: un paio di studenti lavorano su una scultura in creta, un enorme fallo con le fattezze del premier Berlusconi. «Ce l’hanno già chiesto dalle altre scuole», ridacchiano. C’è anche una mensa comune: sul tavolo decine di panini con la mortadella già pronti.

In via Martelli, nel primissimo pomeriggio è cosa fatta l’occupazione del Galileo: sono tutti in cortile, un Ipod collegato a un’amplificatore diffonde musica reggae a palla. Ci si sta ancora organizzando, nascono gli striscioni, si attende l’interazione con le altre scuole. Laura e Chiara, del “comitato fotografia”, documentano tutto: «Vogliamo creare un grosso impatto mediatico, tutti devono sapere le conseguenze di questa riforma».
Al Michelangelo invece è tutto per aria: «Dobbiamo ancora elaborare una linea comune, sappiamo poco pure noi», ci dicono all’ingresso. I dirimpettai della succursale del Castelnuovo, molti con un’artigianale maglietta “staff”, lavorano invece alla piattaforma internet collettiva: www.firenzeperlascuola.tk. «Pensavamo di occupare fino a giovedì – dice il 17enne Federico – Ma più giorni facciamo, meglio è».

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lunedì 22 settembre 2008

Linked In per gli internauti in affari


La conoscenza è potere, diceva il filosofo Francis Bacon. Ma le conoscenze lo sono di più: tutti sappiamo infatti che i rapporti tra persone possono portare nuove occasioni in tanti campi . Internet è uno strumento potentissimo per entrare in contatto con gente sparsa in tutto il mondo. C’è chi ha capito che questo sistema può servire per cambiare lavoro o chiudere nuovi affari e non solo per ritrovare i compagni di scuola, mietere conquiste e fare bisboccia. È la filosofia di Linked In, definito il “Facebook dei grandi”: il web 2.0 - quello imperniato sui contenuti prodotti e diffusi dagli utenti - può cambiare la vita.

Firenze è uno degli epicentri italiani di un fenomeno che tocca già 10mila persone in tutta la penisola: gli utenti si associano per portare nel mondo reale quella rete di rapporti intessuti on line. Florence In è la seconda associazione a nascere ufficialmente, dopo Milano (i pionieri, partiti tre anni fa, a quota 5mila iscritti). Ma ci si sta già organizzando in una ventina di città e sta nascendo anche un coordinamento nazionale dei Club In. In città si parte dai 700 aderenti sui vari siti di social networking in cui esiste Florence In.

«I Club In uniscono il meglio dei due mondi – spiega Alberto Falossi, esperto di web 2.0 - Niente come Internet riesce a far incontrare le persone ma niente è come l’esperienza vera di conoscersi davvero». Anche perché, è il motto di Piercarlo Pozzati, presidente di Milan In, «gli affari si fanno con le gambe sotto il tavolo». La settimana scorsa il club fiorentino ha avuto il suo battesimo in un albergo cittadino: più di cento persone si sono ritrovate per guardarsi in faccia, scambiarsi i biglietti da visita e decidere le prossime mosse. Laura De Benedetto, presidente della neonata associazione, è la dimostrazione che Linked In a qualcosa serve: «Il mio attuale lavoro l’ho trovato così, ma c’è chi ha stretto nuove partnership o ha raggiunto nuovi clienti», afferma. Iscritta a Milan In, due anni fa si è trasferita a Firenze: «Insieme ad alcuni fiorentini con cui ero in contatto, - spiega – abbiamo pensato di replicare qui quell’esperienza aprendo un gruppo dedicato a Firenze».

Subito boom: in due giorni gli iscritti erano 100, e via crescendo. Il programma è chiaro è semplice: «Non vogliamo fare formazione né convegni – dice De Benedetto – Siamo un’associazione in cui possono conoscersi e confrontarsi persone che lavorano in aziende diverse». E non ci si fermerà all’aspetto professionale, secondo la presidente: «Faremo almeno due incontri al mese: uno di contenuto, perché stiamo lavorando su tanti progetti, e poi qualcosa di ludico come cene o una visita alle terme».

Ma dunque Florence In e i Club In sono una sorta di “fratellanza della raccomandazione”? Sì e no, secondo Pozzati. «Noi vogliamo diffondere la cultura delle reti sociali – dice – Le relazioni fanno la differenza nel mondo del lavoro: con Linked In si possono fare gratis le conoscenze giuste», senza ritrovarsi con ambigui «prezzi da pagare». Il merito però «non è mai disgiunto dalla sua rete relazionale». Se sei un incapace, insomma, non ci dovrebbe essere raccomandazione, virtuale o reale, che tenga. O così si spera.

(da "Il Firenze" del 22 settembre 2008)
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martedì 16 settembre 2008

Firenze: studenti, odissea-casa.


Tutti a caccia, tra il timore di essere spennati e la paura di finire a dormire sotto i ponti. Sono questi i giorni in cui, taccuino e telefono alla mano, i nuovi (e vecchi) studenti fuori sede dell’università di Firenze intraprendono la via crucis dell’alloggio. L’anno scorso erano 22mila e solo poco più di mille tra loro hanno trovato spazio nelle Case dello studente dell’Agenzia regionale per il diritto allo studio. Tutti gli altri devono affidarsi al libero mercato. Spulciano gli annunci appesi vicino alle facoltà – tanti da coprire interi muri - o pubblicati su Internet, telefonano per fissare appuntamenti e poi macinano chilometri su e giù per la città alla ricerca della stanza che li ospiterà per il nuovo anno accademico.

«Purtroppo questo è il periodo peggiore: la domanda è altissima e le case migliori vengono occupate subito», dice Pierluigi, lucano di Lauria, iscritto al quinto anno di Farmacia. «Il prezzo per una singola si è ormai assestato– aggiunge consultando gli annunci esposti vicino alla facoltà di Lettere – La media è 350 euro, spese escluse». Ma la spagnola Tami, studentessa di Salamanca, tornata in riva all’Arno dopo un’esperienza da Erasmus due anni fa, non si capacita della crescita dei prezzi in un biennio: «È un vero e proprio abuso: per una camera singola ci vogliono 400 euro – protesta – E a volte ti ritrovi in stanze di passaggio per gli altri inquilini o qualcuno vuole affittarti un letto nella cucina abitabile».

A proposito di Erasmus, il ventenne belga Jonathan gira spaesato vicino all’ingresso di Lettere, in piazza Brunelleschi: «Da noi il sistema è completamente differente – racconta – Dall’annuncio non posso farmi un’idea della casa perché non ci sono foto, e nessuno mette l’email». Lorenzo di Pistoia, neoiscritto a Lingue, è ancora indeciso: curiosa tra le offerte, ma non sa «se vivere qui o fare la spola: l’abbonamento ai mezzi costa 70 euro, mi converrebbe». Opterà per un posto letto in una doppia la siciliana Antonella, matricola di Giurisprudenza, perché «le singole sono care»: l’importante è «essere tutte donne in casa, preferisco così».

Per gli stranieri la convivenza tra i sessi non è un problema: lo ribadiscono le tedesche Anna e Franziska. La madrilena Marta è scoraggiata dopo 20 visite infruttuose: «Finora ho visto case in cattivo stato o dove vivevi coi proprietari o dove preferivano italiani», dice mentre riordina decine di numeri di telefono presi dagli annunci. La sua via crucis non è ancora finita.

(da "Il Firenze" del 16 settembre 2008)

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- "Casa fighissima": in bacheca scatta il marketing.
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"Casa fighissima": in bacheca scatta il marketing

Dai 170 ai 300 euro per un posto letto in una camera doppia, dai 320 ai 500 euro per una singola: tra questi estremi, ai quali spesso vanno aggiunte le spese per riscaldamento e condominio, si muove il mercato delle case per studenti a Firenze. Un mercato dove, fino a pochi anni fa, l’affitto “in nero” la faceva da padrone, almeno a sentire gli studenti che in questi giorni cercano sistemazione.

Negli ultimi tempi, così osservano i fuori sede più esperti, l’offerta di un contratto regolare è più frequente: «Ma tanti, quando chiedi, sorvolano», commenta qualcuno. Gli annunci tappezzano le strade adiacenti alle facoltà universitarie: in via Alfani e piazza Brunelleschi, per esempio, ci sarebbe da perdere la testa tra gli strati di fogli ingialliti dal sole. Anche in via Forlanini, sulla quale si affaccia il polo di Scienze sociali, le offerte colonizzano muri, lampioni, alberi, palizzate di cantieri. Chi offre stanze o posti letto le tenta tutte per catturare l’attenzione del possibile inquilino: grafiche curate, disegni, indicazioni dei vantaggi.

Qualcuno forse esagera, vantando una «casa aperta ad ogni iniziativa»: chissà che significa. I più si limitano ad elencare la vicinanza alla facoltà o alle linee di trasporto e segnalano i bonus disponibili: tra le più evidenziate, la connessione ad Internet (che a volte richiede un canone a parte) o il posto auto/bici. Si tentano anche la strada dell’informalità - «Cercasi gente simpatica» o «camera doppia fighissima» - o le descrizioni degne di un catalogo viaggi: «ampio terrazzo per le vostre cene, Tv lcd per gustare film ai massimi livelli».

Per i più chic c’è anche «il camino in soggiorno». Altri vorrebbero limitare al massimo la seccatura di avere gente per casa e accettano inquilini «preferibilmente per la settimana corta». Per una ragazza, almeno a vedere la percentuale di annunci rivolti alle sole studentesse, il compito di trovare alloggio sembra più semplice: l’italica convinzione che le donne siano più adatte a mantenere una casa in ordine è dura a morire.

(Da "Il Firenze" del 16 settembre 2008)
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La difficile vita del fuorisede a Firenze


Traffico, disorganizzazione, prezzi assurdi: sono gli sprazzi di vita da fuori sede nella difficile Firenze proposti dal sito Studenti.it, uno dei più importanti punti di riferimento per l’universo studentesco italiano, in una recente mini inchiesta. Tra affitti e spese varie, “come se la passano gli studenti che scelgono di studiare in un’altra città”: questo il tema posto sul forum del portale. «Firenze mi piace tantissimo ma ha una organizzazione bizzarra», risponde Rikard. «Il servizio autobus è scadente, di notte o si prende un taxi o si va a piedi». Anche per Minnie2002 uno dei problemi sono i trasporti: «autobus fermi nel traffico, anche 40 minuti per arrivare in centro nelle ore di punta».

Firenze è «cara nel vivere quotidiano, la spesa e lo shopping sono improponibili», denuncia Mara88 mentre per Simona il centro città è «molto malmesso, sporco e malfamato ma carissimo e invaso dai turisti». Tanto che Gaia preferisce la periferia «tranquillissima, anche se ci sono pochi servizi». L’ateneo cittadino se la cava con una stentata promozione: «ben organizzato, ma le sedi sono disperse e le segreterie difficili da raggiungere», dice sempre Mara88. Però, a fronte di tasse «altissime», «non viene offerto nessun servizio universitario», protesta Glenda84. I fiorentini hanno brutta fama: «gente scortese e poco disponibile», «pensano di essere al centro del mondo». La vita notturna si fa a cinghia tirata: «nei locali paghi 9-10 euro per un drink», si lamenta Andrea. Unica alternativa: il “botellon” alla spagnola in Piazza Santa Croce. “Sceriffo” Cioni permettendo.
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lunedì 15 settembre 2008

Ago, filo, eBay... e tanta fantasia

Stoffe, una vecchia macchina da cucire, la propria passione e Ebay: così Sophie Liard, francese ormai di casa a Firenze, si è inventata un lavoro di sana pianta. Dal 2005, infatti, vende su Internet le borse che confeziona a casa sua, in una stanza che fa da atelier, magazzino, ufficio vendita e spedizioni.

Non potrebbe essere altrimenti perché la 32enne originaria di Besançon, nella Francia orientale, è davvero l’anima e il sangue della sua microimpresa: la filiera, nel suo caso, è cortissima. «Ho iniziato a mettere in vendita le borse che facevo per hobby, senza nessuna formazione – racconta – Iniziai con Ebay, perché le tariffe erano basse e potei aprire facilmente un negozio on line». Arrivata in Italia con una borsa Erasmus, Sophie rimane a Roma per un master ma stenta a trovare collocazione. Trova lavoro come segretaria al Pignone, e intanto tenta la strada del commercio elettronico.

Gli inizi non sono facilissimi: «C’erano poche ragazze su Ebay, ma il riscontro è stato subito positivo», dice. Per i primi sei mesi, infatti, si procede al ritmo di 4-5 borse vendute alla settimana, poi piano piano il giro di affari si allarga. In pochi mesi diventa un’attività vera e propria e nel 2007, i pezzi venduti sono più di 900. L’anno in corso registra una breve flessione per la “collezione estiva”: «È stata più dura, ma conto di recuperare con l’inverno», osserva Sophie.

Che poi, non si può neanche parlare di “collezioni”: le borse Gervaise (marchio registrato) sono quasi pezzi unici artigianali, che di solito finiscono in mano a donne italiane tra i 15 e i 25 anni («Il mercato estero richiederebbe troppo lavoro», dice). I picchi di vendite si hanno, come sempre, ad inizio stagione. Disponibili in tre modelli – pochette, media e grande da spalla – con prezzi differenti (13, 25 e 40 euro) le creazioni di Sophie nascono da «scampoli di tessuto di 2-3 metri» che acquista da un fornitore di fiducia: «Da un metro quadro escono 8 borse – spiega l’imprenditrice tuttofare – Sono stoffe di altissima qualità, tutte fatte in Italia e usate nell’alta moda».

Ci vuole almeno un’ora di lavoro per realizzare un pezzo: in una giornata ne escono otto, di solito, tutte realizzate con una robusta macchina da cucire Singer professionale, scovata per caso: «Credo sia un modello degli anni Sessanta: l’ho vista nella vetrina di un tappezziere, l’ho comprata per 100 euro – dice Sophie - È bastato cambiare un pezzo e va come un treno: con pochi punti è fatta». Alle otto ore di cucitura si aggiungono i compiti di gestione della vetrina Ebay, le foto necessarie per mostrare ai clienti la merce, la preparazione e spedizione dei pacchi. Un lavoraccio, che Sophie fa tutto da sola per ricavarne «un piccolo stipendio».

I sogni non mancano, come «dedicarsi alla parte creativa e gestionale» e lasciare a qualcuno «il lavoro di cucito, dove sono lenta». Intanto c’è la media di mille contatti a settimana della sua pagina Ebay, raggiungibile dall’indirizzo www.borsedistoffa.com: «On line è più facile capire cosa piace e cosa no – conclude Sophie – E poi, per raggiungere una clientela così vasta, quanto mi sarebbe costato un negozio in centro?».

(da "Il Firenze" del 15 settembre 2008)
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giovedì 4 settembre 2008

Firenze: Università, ansia e paura per i primi esami


Gli esami non finiscono mai. Anzi, all’università di Firenze, adesso sono anche preceduti dai “test di autovalutazione obbligatori”. Lo hanno vissuto sulla propria pelle ieri migliaia di aspiranti matricole delle facoltà di Economia e Ingegneria, seguite oggi da quelle di Giurisprudenza e via via dalle altre facoltà non a numero chiuso. Tutti con carta d’identità e ricevuta del versamento dei 15 euro di quota alla mano per sottoporsi alla novità dell’anno accademico fiorentino e verificare le “conoscenze minime” necessarie nel corso di studi prescelto. 

L’ostacolo – ma le modalità cambiano a seconda della facoltà - è costituito da una serie di quiz di logica, matematica e conoscenza verbale da risolvere in un’ora e mezza: per tanti non sono una novità, sono stati provati e riprovati nelle ultime settimane grazie al sito dell’ateneo. L’atmosfera all’appello, nel polo sociale di Novoli dove si svolgono i test per Economia, sembra rilassata. Qualcuno passeggia avanti e indietro in attesa che venga chiamato il proprio nome: in fin dei conti è pur sempre un esame. «Sono ansioso anche se ho fatto le prove sul sito», dice Matteo, 19 anni, di Montemurlo. Per Federica, fiorentina diciannovenne, «pochi hanno davvero studiato». E poi è «inutile, almeno per me – aggiunge - So che in matematica andrò male, ma nel mio indirizzo di studi non ne farò: mi basta passare». 

Il coetaneo Francesco, di Montecatini, è meno sereno: «Ho fatto i quiz, ma non mi sono preparato moltissimo – racconta – Sono solo tre materie, mi sentirei un incapace se non ce la facessi». I risultati delle prove potrebbero però stroncare i sogni di gloria di molti studenti: chi vedrà la propria iscrizione come “consigliata con lacune” o “sconsigliata”, partirà con l’handicap. Nel primo caso potrà recuperare il gap con i corsi offerti dalla facoltà, nel secondo potrà iscriversi ma non potrà sostenere esami finché non supererà la prova d’appello del test, col rischio – in caso di seconda bocciatura – di buttare a mare l’anno. 

Questo è uno dei punti maggiormente contestati dalle rappresentanze studentesche: lo confermano Stefano e Tommaso, studenti della Lista Aperta che danno indicazioni ai futuri colleghi in un Matricola point autogestito. «C’è molta confusione – dicono – Molti ragazzi non conoscono le novità della riforma dell’ordinamento né sanno cosa succede se non passano il test». Ma forse, scherzano, «questo non è chiaro nemmeno alla stessa Università». 

Trascorsi i 90 minuti, le aspiranti matricole si riversano fuori dalle aule e approfittano del rinfresco offerto da Stefano e Tommaso. Per Beatrice, «fiorentina di 20 anni, è «stato come me l’aspettavo». Unica perplessità: «In aula l’hanno presentato come test selettivo, mentre in realtà è “compromettente”: se va male, si ripete a dicembre». I mugellani Irene e Simone, 20 anni, si lamentano del tempo a disposizione: «Avevamo 30 minuti per sezione, erano categorici». La matematica turberà invece i sogni di Federico, 19 anni di Incisa Valdarno, e Sara, coetanea di Prato: «È stata una brutta sorpresa», dice il primo. «Era più difficile del previsto – sospira Sara – Eppure mi ero preparata anche col libro: sono pessimista».

(da "Il Firenze" del 3 settembre 2008)

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lunedì 1 settembre 2008

Facebook, la festa dei fiorentini in rete


Dal mondo virtuale a quello reale: anche in città fervono i preparativi per la festa-anniversario in cui gli iscritti fiorentini di Facebook, il sito internet più trendy del momento, si ritroveranno faccia a faccia. Si fa sul serio e non mancano gli incidenti di percorso: l’atavica voglia della città gigliata di spaccarsi in fazioni e battagliare anche sulle cose futili è sempre in agguato. Per qualche giorno due gruppi si sono contesi il diritto di allestire il “mega-party”, con tanto di dispute sul grado di “fiorentinità” dell’organizzazione: unico caso in Italia, dove sono già in moto città come Roma, Milano e Torino.

«Nessuna animosità – ribatte Piero Jervolino, uno dei coordinatori – Ma noi avevamo preso contatto già un mese fa col gruppo di Milano, referente nazionale». Altro che gioco internettiano, niente è lasciato al caso. Gabriele Ametrano, addetto stampa dell’iniziativa, spiega: «La cosa era sfuggita di mano: l’altro gruppo non aveva il format giusto, all’evento finale si deve arrivare attraverso alcuni step». Tutto da fare «con spirito sano e anima genuina», per facilitare il passaggio dalla conoscenza on line a quella in carne e ossa e vedere se «i contatti di Facebook riescono a diventare amici».

Dalla festa-madre di New York, prevista per il 2 ottobre a Central Park, la mania ha contagiato nelle ultime settimane estive il resto del mondo e l’Italia. Con risultati sorprendenti: a Roma, in pochi giorni, il gruppo dedicato al “mega party” capitolino ha raccolto più di 15mila adesioni. A Milano sono quasi 7mila, Firenze viaggia verso 2700, mentre Torino e Cagliari contano più di 1000 iscritti. Perché su Facebook, l’attuale moda del web, c’è un sacco di gente dai quattro angoli del mondo: secondo le ultime rilevazioni è il quarto sito più clickato, ha appena festeggiato i 100 milioni di iscritti– raggiunti il 26 agosto - e cresce con 250mila adesioni giornaliere.

Il segreto del successo di questo vero e proprio fenomeno, pensato ad Harvard nel 2004 come versione elettronica degli annuari studenteschi e cresciuto a ritmi da Pil cinese, sta nella possibilità di mettersi in contatto, comunicare e condividere interessi con altre persone, ritrovando vecchi amici e facendone di nuovi: è il cosiddetto “social networking”. Ed è tutto gratis. Questo nuovo modo di comunicare fa breccia anche tra i politici: il presidente della provincia di Firenze Matteo Renzi, per esempio, è infatti un attivissimo iscritto. Della politica, almeno a Firenze, Facebook sembrava ereditare uno dei vizi peggiori: la tendenza al litigio strumentale. Ma Jervolino e Ametrano chiariscono: «Ora siamo un gruppo unico formato da più persone: sarà tutto gestito a Firenze».

Mentre fioccano le adesioni, si cerca la “location” (per dirla col linguaggio da organizzatori) adatta: «Abbiamo ricevuto tante proposte, ma prima dovremo capire quante persone verranno». Anche la data è in discussione, forse sarà «metà ottobre». Poi finalmente i fiorentini che hanno chattato e si sono scambiati le foto delle vacanze potranno bere qualcosa insieme: tutti amici, almeno per una sera.

(da "Il Firenze" del 1 settembre 2008)
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