domenica 27 luglio 2008

Ancora sui vecchietti del Rock: PFM



Poco prima di tornare in Sardegna per qualche giorno di vacanza (yes, starò qui fino al 9 agosto, prevendita al box office), giovedì scorso sono andato a vedere la gloriosa Premiata Forneria Marconi a Pontassieve, vicino Firenze. Lasciando da parte il fatto che sono entrato gratis insieme ad un paio di centinaia di altre persone (il concerto era in un luogo all'aperto ma - curiosamente - erano finiti i biglietti), è stata la quarta volta che vedevo suonare Di Cioccio, Mussida e Djivas (Premoli si è dato alla macchia), accompagnati dagli ottimi Lucio "Violino" Fabbri, Gianluca Tagliavini e Piero Monterisi. E anche stavolta i nostri hanno offerto uno spettacolo superbo, che ha presentato prima alcune delle canzoni di Faber nello storico arrangiamento del tour 1979 e poi i grandi classici della band.

Tra le cose che ogni volta mi colpiscono, oltre alla straordinaria bravura di questi musicisti, c'è la carica e il feeling delle loro esibizioni dal vivo: suonino in Piazza del Campo a Siena o alla sagra della cozza gratinata di Alberobello, l'unico gruppo rock italiano mai andato in tournee negli Stati Uniti onora sempre l'impegno e ti fa tornare a casa con le orecchie piene di bella musica.

Di Cioccio è uno dei pochi front man della stitica scena rock italiana: canta, si muove, aizza la folla, ha carisma. E continua, a 62 anni, a suonare la batteria da mostro. Quando passa dietro ai tamburi è ancora un terremoto di potenza e precisione. Insieme ai compari Djivas e Mussida (un uomo che probabilmente è nato con le dita incollate alla chitarra), il buon Franz andrebbe clonato e tramandato ai posteri. PFM è il monumento vivente di una stagione irripetibile della musica italiana, quando la creatività e la bravura riuscirono ad integrarsi col senso melodico del Belpaese canterino. Ma erano davvero altri tempi: 35 anni fa avevamo i Genesis e i King Crimson in testa alle classifiche e band italiane come PFM, Banco, Area, Orme, New Trolls (e tanti altri) che nulla avevano da invidiare ai mostri anglosassoni. Oggi trionfano i terribili prodotti televisivi di provincia tipo Marco Carta e Giusi Ferreri o i bambocci Tokio Hotel (con la loro stirpe di cloni industriali), gente di cui nessuno si ricorderà più tra 10 anni. Lunga vita alla PFM.
PS: qui una vecchia intervista che curai anni fa per Kronic.it.



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