domenica 13 luglio 2008

Svuotiamo i cassetti...

«Mi seu arrosciu, dopo 352 anni era ora di cambiare qualcosa». Incontriamo Sant’Efisio a pochi passi dalla sua chiesetta nel cuore di Stampace, al tramonto: il patrono dei sardi vuole spiegare perché ha voluto un direttore artistico per la sua sagra. Giriamo per le stradine del quartiere, la corazza cigola sotto un vecchio impermeabile ma il baffo alla Clark Gable è ancora assassino. Una ragazzina coi pantaloni a vita bassa osserva Efisio a lungo, poi gli domanda: «Ma sei quello della televisione? Sei il professore di ballo di “Amici”?».

«Du bisi? - mi dice il santo – O si fa qualcosa di moderno o qui si ricorderanno di me scetti is beccius e Andrea Frailis». Sì, ma perché chiamare un direttore artistico? «Ho dovuto insistere col Comune, non ne volevano sapere: soldi buttati, mi diceva su sindigu - risponde – Con tutto quello che ho fatto per la città, gli ho detto, tui mi narasa che non c’hai i soldi per fare una festa meno pallosa?».

Poi la faccia del santo si fa seria, quando ricorda le accuse del sindaco di Cagliari: «Innoi, mi ha detto Emilio, no andada a innantzis nudda: ti devo dare soldi per farti portare a spasso e la città fa schifo?». Il santo ricorda parola per parola le frasi del primo cittadino: «Guarda San Gennaro o Padre Pio, dice: cudd’atru si è pure fatto tirare fuori dalla tomba per resuscitare l’economia locale. Sant’Ambrogio c’ha dato l’Expo a Milano, has comprendiu? Tu manco la raccolta differenziata mi fai partire». Poi quella che Efisio definisce «una coltellata al cuore»: «Emilio mi ha detto: Ada Lai fa più cose di te, ascolta la gente, aiuta tutti e mi porta pure voti, mentre tu vivi di rendita dall’era del cucco. L’anno che viene – così mi ha minacciato – ci metto lei sul cocchio e faccio la sagra di Sant’Ada Lai col pellegrinaggio fino al Lido».

E come l’ha convinto, allora?, chiediamo a Efisio: «Mi sono arrabbiato e, a tipo padre Cristoforo con l’Innominato, c’ho cravato una profezia e gli ho detto che avrebbe scoperto di essere il padre biologico dell’assessore all’aliga Gianni Giagoni perché sa tontesa è cosa di famiglia: è sbiancato, ha tirato subito fuori il bilancio comunale, la scolorina e mi ha chiesto quanto volevo». La passeggiata prosegue fino al bastione di Santa Croce, dove la vita notturna cagliaritana inizia ad accendersi. L’umore di Sant’Efisio invece sprofonda alla doppia vista del panorama dall’alto e della “bella gente” che brinda: «Ho fatto tutto per orgoglio, ma du sciu chi no serbiri a nudda. Castia su puresciori de Casteddu e cussus casteddaius allicchidius: a questo punto, neanche un direttore artistico alla Pippo Baudo potrebbe salvare la città».

(Una cosa che scrissi per Altra Voce un paio di mesi fa. Un po' cagliaricentrica - vero?- ma ho notato che questo blog stava diventando troppo fiorentino, quando io invece rimango casteddaiu inside. Per saperne di più sulla meravigliosa sagra del 1 maggio a Cagliari, cliccate qui e qui).

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