sabato 19 luglio 2008

All'ombra del "mostro"


Sembra quasi un’inaugurazione vera: ci sono il nastro da tagliare, le bandierine, la piccola folla, il rinfresco. Ma è una messinscena, una beffa che i cittadini del Poggetto hanno organizzato per richiamare l’attenzione sul “mostro” di via Burci e il degrado in cui versa dopo la chiusura del cantiere del 1993.

La definizione è calzante: il “mostro” è un ciclopico scheletro di cemento armato, sorretto da centinaia di pilastri e irto di spuntoni metallici, annidato nella collina di Montughi, di fronte all’asilo nido comunale e a ridosso della pregevole e tutelata villa Lorenzi. Visto dalla strada, sorvegliato da una vecchia gru pronta per il ferrivecchi, colpisce come un pugno nell’occhio, ma il reale impatto di questo leviatano si coglie dall’alto, dalle finestre delle case intorno o cercando su internet le foto dal satellite.

Si è mangiato il fazzoletto di terra dove, secondo la vecchia pianificazione, poteva stare al massimo una villetta signorile con un po’ di verde pubblico. Invece è venuta fuori un mega abuso: una struttura enorme, in buona parte interrata e spinta a forza nel fianco della collina per ospitare abitazioni, uffici, locali commerciali e un capiente garage. I cittadini della zona si costituirono in comitato e protestarono per i danni che gli imponenti lavori di sbancamento e costruzione stavano causando alle case circostanti.

Il Comune di Firenze annullò le concessioni edilizie: dallo stop ai lavori – quando già 4mila metri quadri dei 9mila previsti erano fatti - scaturì un contenzioso ingarbugliatissimo, che si trascina da 15 anni. Da una parte Palazzo Vecchio, dall’altra il curatore fallimentare dei costruttori, col Consiglio di Stato che nel 1996 caldeggiò un accordo perché erano illegittime sia concessione sia annullamento: i cittadini intanto sono rimasti presi in mezzo, col cantiere abbandonato a due passi da casa e tutto quello che ne consegue. «Qui si rifugiavano extracomunitari senza casa e tossici, abbiamo trovato tracce di riti satanici», racconta il “sindaco del non fatto” Antonio Laganà, attivista noto per le proteste antitramvia in viale Morgagni.

Lo stato di abbandono del cantiere è evidente: oltrepassare la recinzione è roba da ragazzi, ma è altrettanto facile finire come Ciccio e Tore, i bambini pugliesi caduti nel pozzo di una casa abbandonata. Tra spuntoni di acciaio arrugginiti, scale senza protezione, impalcature pericolanti, pozzi profondi 15 metri, il “mostro” è una gigantesca trappola pronta a scattare. Ma il pericolo è anche fuori: «Scavarono per decine di metri, il dissesto idrogeologico dell’area è stato certificato dalle perizie ma sottovalutato – afferma Renzo Ves, uno dei promotori del comitato del Poggetto – Per esempio, durante i lavori sono state interrotte 3 falde acquifere: dove va quell’acqua?». I

In attesa del fatidico accordo, che “cuoce” da 3 anni e dovrebbe portare al recupero con un leggero aumento delle cubature, le richieste dei residenti sono riassunte dal consigliere di quartiere Tommaso Grassi: «Chiediamo prima di tutto la messa in sicurezza dell’area - dice - poi approfondiremo sul progetto di cui si parla dal 2005 senza grandi passi avanti». E il mostro è sempre là.

(da "Il Firenze" del 19 luglio 2008")


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