martedì 17 giugno 2008

DMZ: due chiacchiere con Riccardo Burchielli

Un toscano alla corte di Superman e Batman. Riccardo Burchielli, da Peccioli in provincia di Pisa ma fiorentino d’adozione, sta coronando il “sogno americano” di tanti disegnatori di fumetti: lavora per la Dc Comics, una delle più grandi case editrici del mondo, quella che pubblica le avventure dei supereroi storici.

Dal 2005, infatti, con lo sceneggiatore americano Brian Wood Burchielli sta realizzando la serie intitolata “Dmz” per l’etichetta Vertigo, il marchio della Dc «che pubblica le storie con temi più crudi e maturi», come spiega il disegnatore. Negli albi di “Dmz”, sigla inglese che sta per “zona demilitarizzata”, non ci sono eroi in calzamaglia e minacce cosmiche: «È una storia con solide radici nell’attualità - dice l’autore - Ci siamo chiesti che succederebbe se la stessa guerra che c’è oggi a Baghdad o in altre città del medio Oriente scoppiasse in una delle nostre città».

Fantapolitica ma non troppo, insomma: nel corso di una seconda guerra civile americana un giovane giornalista praticante si ritrova bloccato a Manhattan, diventata la terra di nessuno (la Dmz del titolo) che divide i due eserciti in guerra. «Oltre lo sguardo un po’ satirico, Dmz è anche un racconto d’avventura», osserva Burchielli. La serie, pubblicata con successo in Italia da Planeta De Agostini, oltre oceano è stata recensita dalle riviste di letteratura e dai principali quotidiani: «Negli Usa hanno maggiore considerazione per il fumetto come forma d’intrattenimento e le raccolte in volume vendono davvero tanto». Burchielli, classe 1975, vive a Firenze dal 2001: «Sono innamorato di questa città», dice. Negli ultimi mesi però ha vissuto a New York e ci tornerà ancora nel 2009: «Con Internet è tutto più rapido, ma parlare di persona elimina la confusione che a volte si crea comunicando a distanza».

Da Firenze alla Grande Mela, la carriera fumettistica del disegnatore è stata fulminea: «Lavoravo come art director in un’agenzia di pubblicità – ricorda – Iniziai a disegnare nel 2003 ed esordii con tre storie per John Doe, il personaggio dell’Eura editoriale». Ma non era semplice: «Ero stanco, mantenere due lavori era faticoso: ho lasciato l’agenzia per vedere come andava col fumetto». Un piccolo colpo di fortuna spinse le cose nella direzione giusta: «Nel 2003, quando ancora non avevo finito la prima storia per John Doe, Will Dennis, il redattore più importante della Vertigo, vide le mie tavole alla Comic convention di Napoli – racconta – Ci siamo sentiti spesso e nel 2005 abbiamo iniziato a lavorare su Dmz».

In America «in questo momento sono molto presi dallo stile europeo e sudamericano»: «Molti italiani lavorano per la Vertigo: abbiamo una maniera diversa di disegnare che predilige l’atmosfera del racconto allo stupore della tavola da supereroi che riempie l’occhio e fa spettacolo». Pur facendo dell’immaginazione il suo pane quotidiano, l’autore di Peccioli non dimentica da dove viene: «C’è un po’ di Toscana in tutto quello che faccio – dice - Nei miei disegni c’è soprattutto qualcosa della mia vita, dettagli che mi diverto a mettere qua e là per far ridere i miei amici».

(Da "Il Firenze" del 2 giugno 2008).

Nessun commento: