lunedì 17 novembre 2008

Firenze: "Con 400 euro di pensione, a Capodanno finirò per strada"

400 euro di pensione al mese, 5 sacchi di indumenti da lavare, gli ultimi 3 anni sballottato come un pacco e 4mila euro di debiti: Paolo Polidori, 64 anni, invalido Inps, non ne può più e, a fine anno, potrebbe trovarsi senza un letto dove dormire. Vorrebbe ricostruirsi una vita e trovare un posto dove vivere, ma ha la sensazione di «sbattere sempre contro un muro di gomma».

Fiorentino di San Frediano, ex macellaio, ridotto sul lastrico da un divorzio e dalla malattia che l’ha reso invalido – circostanze che preferisce raccontare senza troppi dettagli – ha trascorso gli ultimi anni in ricoveri “di fortuna” mediante i servizi assistenziali: 2 anni all’ostello San Paolino della Caritas, 7 mesi all’Albergo popolare (trascorsi «senza mai riuscire a lavarmi») e, da maggio, in una casa di riposo a San Domenico. «La retta normale sarebbe di 1600 euro al mese – racconta – La quota che tocca a me è comunque di 450 euro al mese». Ed è già una somma agevolata: Polidori aveva ottenuto una riduzione. «Da 18,90 euro al giorno a 15: bell’aiuto», commenta amaro.

Il debito sul groppone nasce da quest’ultima permanenza: «Quando sono entrato ho pagato 800 euro – spiega – Era tutto quello che potevo, ora ho accumulato 3-4mila euro di morosità». I conti sono presto fatti: Polidori percepisce 443 euro di pensione, ai quali si aggiunge un contributo di 200 euro che gli viene versato dai figli («Non li vedo da 15 anni, ho un nipotino che non ho mai conosciuto», confessa): da questa cifra l’ex macellaio deve pagare le spese per l’igiene personale, le tante medicine – che lo specialista gli prescrive «ma poi le devo comprare io» -, la lavatrice e le sigarette («Sono il mio unico vizio»).

Ma rimane il “buco” da saldare: «Sono correntista alle Poste, ho chiesto un mutuo e me l’hanno negato per via del basso reddito – racconta – Ho chiesto all’Inps la cessione del quinto dello stipendio, ma ho ricevuto un altro no: mi rimane solo prostituirmi, a questo punto». L’arretrato da smaltire non è solo monetario: «Mi trascino 5 sacchi di indumenti e biancheria da lavare, ma non ne ho la possibilità». Per vivere Polidori si affida al buon cuore degli amici e a qualche piccolo espediente. «Mangio dagli amici che mi conoscono e mi fanno pagare quello che posso – dice – Oppure mi offrono un pasto perché sbrigo loro qualche commissione come pagare le bollette». Perché, per esempio, alla mensa Montedomini gli over 65 potrebbero mangiare spendendo solo 1 euro, ma «io non posso, non ho ancora l’età». Alla casa di riposo l’uomo torna solo la sera: «Sono autosufficiente, ma vivo in mezzo ai novantenni». E comunque, prestissimo, Polidori si ritroverà punto e da capo: «Posso stare qui fino al 31 dicembre, poi non so, mi rimetteranno all’Albergo popolare».

È una soluzione che l’uomo, appassionato di telefonia («Mi sono anche proposto alla Tim, ma non mi vogliono perché sono troppo vecchio»), vede come un incubo. «Partecipo ai bandi per le case popolari dal 1982, l’anno in cui ho divorziato», ma senza risultato: «Avevo anche trovato una casetta appena fuori città – racconta - ma se pago l’affitto, poi come mangio?». Perché, alla fine, questo è tutto ciò che Polidori desidera: un tetto sopra la testa, «definitivo, non un mese di qua e un mese di là». Quasi a qualunque costo: «Il Comune non butti giù le baracche abusive – è la provocazione – Ne lasci una in piedi per me».

(da "Il Firenze" del 17 novembre 2008)

Nessun commento: