giovedì 6 novembre 2008

Firenze: professori lavavetri per un giorno, ma con i rumeni


Sembra la prima protesta con figuranti mai vista a Firenze: i veri lavavetri in campo coi ricercatori universitari muniti di spatoline per “vederci più chiaro” sui tagli all’università pubblica proposti dal ministro Gelmini. Ma quello andato in scena ieri al semaforo di viale Guidoni, di fronte al polo sociale di Novoli, è soltanto un curioso cortocircuito. Un’occasione ghiotta che alcuni ragazzi rumeni – di solito mendicano tra le auto in quell’incrocio – colgono lesti come faine: attrezzi nuovi fiammanti e secchi per un ritorno agli antichi mestieri.

La dozzina di docenti di Storie politiche fanno buon viso a (ben poco) cattivo gioco: la presenza dei professionisti del settore, alla fine dei conti, regala realismo alla loro protesta contro «l’indebolimento dell’università che danneggia tutti». Anche gli automobilisti guardano incuriositi i tandem che puliscono e – a seconda dei casi – lasciano un volantino oppure chiedono qualche spicciolo. «Non mi danno fastidio né gli uni né gli altri», sorride uno. «Mi hanno fregato», così uno si lamenta del cristallo pulito. «In molti ci esortano ad andare avanti», racconta Chiara Rapallini, una delle promotrici dell’originale protesta. «Attenti che arriva la polizia e vi arrestano», avverte un signore dal finestrino.

Due vigili in moto tirano dritti, forse distratti o poco in vena di mostrare i muscoli, ma poi la polizia arriva davvero: una volante, attirata dai rumeni. Quelli, con la stessa velocità con cui avevano afferrato spazzole e spugne, le gettano nei secchi e fanno finta di nulla. Dieci minuti dopo, ripartiti i poliziotti, tornano a dare man forte ai “colleghi per un giorno” che esibiscono cartelli come “ricercatore in cerca di futuro”. «Vogliamo far capire a chi è esterno al nostro mondo che questi tagli colpiscono tutto il paese», dice Anna Pettini, associata di Economia politica.

Dopo un’oretta i prof tornano in Facoltà e gli altri tirano le somme. «Oggi a secco», si lamenta Viorel, 25 anni, originario di un paese vicino a Bucarest. È un habitué del semaforo: «Ho lavato vetri per cinque anni, ora passo col bicchierino a chiedere monete», racconta. L’incasso è buono, anche «50-60 euro al giorno» che sono serviti – così dice - «per il mio bambino ricoverato a Careggi». Per lui è l’ultimo giorno ai semafori, assicura: «Domani torno in Romania, mio padre mi ha trovato un lavoro». Ma Viorel e i suoi compagni mettono via un paio di spugne e un secchio “regalati” dai ricercatori: nella vita non si sa mai.

(da "Il Firenze" del 6 novembre 2008)

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