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venerdì 7 novembre 2008

Firenze: in 4mila per Sabina Guzzanti

«Di voi hanno paura, continuate senza fermarvi e senza stancarvi finché non avrete ottenuto quello che chiedete»: davanti ai 4mila accorsi in piazza della Signoria per la sua speciale lezione, Sabina Guzzanti esorta i ragazzi del movimento ad andare avanti nella loro protesta contro la riforma Gelmini: «Ma non preoccupatevi di come i giornali vi raccontino», raccomanda. L’attrice e regista arriva nel cuore di Firenze a mezzogiorno in punto, seguita da una troupe di 5 cameramen: l’idea è quella di «fare un documentario sull’Italia di oggi».

Parla per due ore: racconta gli inizi, risponde a tante domande, ascolta i ragazzi all’ombra del Biancone, dove due settimane fa aveva parlato l’astrofisica Margherita Hack. È un intervento quasi a ruota libera, applauditissimo, che ha i suoi punti fermi nella feroce critica al mondo dell’informazione e nella denuncia che l’Italia diventi un «regime semi dittatoriale». «I media sono in malafede, i giornalisti sotto controllo – dice la Guzzanti – L’informazione è solo spot per i politici, non c’è chi faccia domande: se le fanno, li sbattono fuori».

La censura è sempre incombente per le voci fuori dal coro: «Se dici cose scomode, cercano di distruggere la tua reputazione ma non ribattono mai nel merito - tuona l’attrice – Si inventano dibattiti pretestuosi sulla legittimità della satira: tutte le volte che una persona parla liberamente scoppia un casino». Il nostro paese si sta trasformando «in un regime autoritario», dove è tutto distorto: «Vittorio Mangano diventa un eroe e Saviano invece è un rompiscatole». «Il potere delle parole è enorme», ricorda l’autrice di “Viva Zapatero”. Ed è per questo che gli studenti che si stanno mobilitando contro il governo Berlusconi non devono cercare la visibilità a tutti i costi: «Non è un valore da rincorrere – ammonisce – Se le cose che si fanno sono importanti, arriva comunque: volete cambiare le cose o stare sui giornali?» Gli italiani sono un popolo «seduto, viziato e borbottante, che non combatte, non fa la fatica di parlare e pensare».

Mentre parla esibisce una maglietta di Obama: «Negli Usa c’é Obama, noi invece aspettiamo sempre un leader che ci salvi, ma se qualcuno doveva arrivare sarebbe già arrivato». Voi, la Guzzanti esorta così i ragazzi, «fate sentire la vostra forza, spiegate cosa significa dialogo a questi adulti marci per i quali è solo inciucio e complicità». E, soprattutto, «studiate tanto, non solo in modo scolastico: andate a teatro, viaggiate, ascoltate musica, senza rimanere incollati per ore davanti a uno schermo».

Tra quelli che applaudono c’è Dacia, studentessa 21enne di psicologia: «Ha ragione sulla visibilità, però per noi farci vedere ora è importante». Francesco e Michela, ventenni iscritti a Chimica del restauro, promuovono la prof Guzzanti: «Ha una visione lucida dei media, noi siamo inesperti e la sua esperienza ci aiuta, ci dà la spinta per continuare», dicono. L’ex sessantottino Vito, insegnante in pensione, apprezza «l’incitazione a continuare a lavorare e a manifestare con creatività». Gli studenti fiorentini non mollano: «Il governo non ascolta – annuncia Francesco Epifani degli Studenti di sinistra, organizzatori della lezione in piazza - La mobilitazione andrà avanti fino a Natale».

(da "Il Firenze" del 7 novembre 2008)

Qui tutte le foto che ho scattato ieri.
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giovedì 6 novembre 2008

Firenze: professori lavavetri per un giorno, ma con i rumeni


Sembra la prima protesta con figuranti mai vista a Firenze: i veri lavavetri in campo coi ricercatori universitari muniti di spatoline per “vederci più chiaro” sui tagli all’università pubblica proposti dal ministro Gelmini. Ma quello andato in scena ieri al semaforo di viale Guidoni, di fronte al polo sociale di Novoli, è soltanto un curioso cortocircuito. Un’occasione ghiotta che alcuni ragazzi rumeni – di solito mendicano tra le auto in quell’incrocio – colgono lesti come faine: attrezzi nuovi fiammanti e secchi per un ritorno agli antichi mestieri.

La dozzina di docenti di Storie politiche fanno buon viso a (ben poco) cattivo gioco: la presenza dei professionisti del settore, alla fine dei conti, regala realismo alla loro protesta contro «l’indebolimento dell’università che danneggia tutti». Anche gli automobilisti guardano incuriositi i tandem che puliscono e – a seconda dei casi – lasciano un volantino oppure chiedono qualche spicciolo. «Non mi danno fastidio né gli uni né gli altri», sorride uno. «Mi hanno fregato», così uno si lamenta del cristallo pulito. «In molti ci esortano ad andare avanti», racconta Chiara Rapallini, una delle promotrici dell’originale protesta. «Attenti che arriva la polizia e vi arrestano», avverte un signore dal finestrino.

Due vigili in moto tirano dritti, forse distratti o poco in vena di mostrare i muscoli, ma poi la polizia arriva davvero: una volante, attirata dai rumeni. Quelli, con la stessa velocità con cui avevano afferrato spazzole e spugne, le gettano nei secchi e fanno finta di nulla. Dieci minuti dopo, ripartiti i poliziotti, tornano a dare man forte ai “colleghi per un giorno” che esibiscono cartelli come “ricercatore in cerca di futuro”. «Vogliamo far capire a chi è esterno al nostro mondo che questi tagli colpiscono tutto il paese», dice Anna Pettini, associata di Economia politica.

Dopo un’oretta i prof tornano in Facoltà e gli altri tirano le somme. «Oggi a secco», si lamenta Viorel, 25 anni, originario di un paese vicino a Bucarest. È un habitué del semaforo: «Ho lavato vetri per cinque anni, ora passo col bicchierino a chiedere monete», racconta. L’incasso è buono, anche «50-60 euro al giorno» che sono serviti – così dice - «per il mio bambino ricoverato a Careggi». Per lui è l’ultimo giorno ai semafori, assicura: «Domani torno in Romania, mio padre mi ha trovato un lavoro». Ma Viorel e i suoi compagni mettono via un paio di spugne e un secchio “regalati” dai ricercatori: nella vita non si sa mai.

(da "Il Firenze" del 6 novembre 2008)
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martedì 28 ottobre 2008

Firenze: maratona sui libri, 24 ore non stop contro la Gelmini


Siamo lontani dal record di 120 ore filate stabilito l’anno scorso da un professore indiano con doti da fachiro, ma la non stop di 24 ore di lezioni scientifiche che si conclude stamane alle otto e trenta nel dipartimento di Matematica di viale Morgagni non puntava al Guinness. L’obiettivo di studenti e professori era invece protestare con lo studio contro il ministro Maria Stella Gelmini e la riforma che sta mobilitando scuole e università di tutta Italia.

Il record c’è comunque, perché in centinaia affollano l’aula 1 dell’edificio “Ulisse Dini” mentre si alternano ordinari e ricercatori. Anzi, in certi momenti della giornata l’afflusso è tale –anche 500 persone, con tanti genitori e professori di altre facoltà - da richiedere il dirottamento di parte del pubblico in un’aula adiacente, servita da computer e videoproiettore: nulla è lasciato al caso, la non-stop va in diretta pure su Internet.

Per affrontare la lunga notte - nella quale il “palinsesto” strategicamente prevede argomenti curiosi come “Chi ha paura di Darwin”, “Geometria tropicale”, “La fisica sotto il naso” - la riserva di caffè è quasi inesauribile. E i sopravvissuti alla lunga marcia della scienza «troveranno la colazione ad attenderli», dicono al banchetto posto all’ingresso dell’aula. Il barista sarà però chiamato al superlavoro: in tanti prevedono di affrontare la full immersion sui banchi. «Starò tutta la notte – dice Paolo, matricola di Fisica - È la mia maniera di manifestare dissenso sulla riforma in modo pacifico».

Il collega Luigi al primo anno della specialistica in Matematica ha messo radici: «Sono qui da stamattina, ho seguito tutte le lezioni – racconta – Spero di farcela a reggere fino alle cinque e mezza: vorrei seguire “Mentire con la statistica”». Viola e Laura, matricole di Matematica e Fisica contano di resistere «fino alle undici e mezza, mezzanotte: è un’iniziativa bellissima, anche se qualche lezione è troppo tecnica». La lezione più seguita durante la giornata è quella dedicata alla risoluzione del cubo di Rubik dal ricercatore Emanuele Paolini. Altri, forse memori degli exploit dei poliziotti di CSI, puntano a “Il contributo della zoologia nelle investigazioni scientifiche”. Ora d’inizio improba: le quattro e trenta del mattino, ma nessuno si spaventa.

L’entusiasmo non è solo quello degli studenti: anche i professori chiamati al tour de force non si limitano al compitino di un’ora, ma si fermano ad assistere agli interventi dei colleghi. «È un’iniziativa insolita, fatta in circostanze speciali, con cui proponiamo un apprendimento ad ampio spettro», commenta Roberto Livi, ordinario di Fisica Statistica. «Sono stupito dalla risposta dei ragazzi: hanno fame di cultura», aggiunge. Per il collega Roberto Casalbuoni, che ha la cattedra di Fisica Teorica, si tratta «di un’iniziativa culturalmente molto valida, da ripetere: a parte il contesto di protesta, è raro organizzare conferenze di questo genere». Intanto, i giovani di Forza Italia distribuiranno oggi 10mila cartoline indirizzate al rettore “contro le occupazioni”. Nessuno deve averli avvisati che, dalla prossima settimana, in molte facoltà le lezioni riprenderanno regolarmente.

(da "Il Firenze" del 28 ottobre 2008)
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giovedì 23 ottobre 2008

Maria Stella, astro della discordia

Sarebbe roba da “qual è il colmo per..”: non capita tutti i giorni, infatti, che un’astrofisica riceva accoglienze da autentica stella. Ma così è: i duemila radunati in piazza della Signoria ieri pomeriggio tributano una calorosa ovazione a Margherita Hack appena spunta dal piazzale degli Uffizi. È venuta a sostenere la causa di studenti e professori che contestano la riforma Gelmini in un autentico tour de force: ieri, prima l’incontro con gli studenti delle superiori alla “Stazione delle Idee”, poi la lezione davanti a Palazzo Vecchio e oggi la visita al polo scientifico di Sesto.

Nonostante qualche acciacco – gli anni sono comunque 86 – la scienziata fiorentina ricambia gli applausi con grande energia e, prima di iniziare la sua lezione sull’astrofisica, rifila un paio di sonori sganassoni a Berlusconi. «Questa è un’occasione terribile per il nostro paese – tuona – Siamo alla falsa democrazia, perché la riforma è stata fatta con un decreto legge, che non è passato per il Parlamento e non è stato discusso con chi lavora a scuola o nell’università».

La Hack spera che la mobilitazione di tanti giovani «apra gli occhi di chi ancora approva questo governo vergognoso, di arroganti e ignoranti». Perché ha decretato «la morte della ricerca e dell’università» in un paese dove «i finanziamenti sono già la metà rispetto altri paesi europei»: «Saremo un bel popolo di ignoranti, diventeremo un paese in via di sottosviluppo», mitraglia l’astrofisica. Ogni invettiva contro «la destra infame» (boato della folla) è scandita dagli applausi dei tanti che si assiepano davanti al Biancone: vengono da tutte le facoltà (occupate e non), professori e ricercatori - alcuni in giacca e cravatta, altri che scattano foto – siedono insieme agli studenti.

Per Lapo, ricercatore di Fisica nella facoltà di Scienze «é importante che una persona che ha dato lustro alla scienza sia qui, nella prima città che si è mossa contro la riforma». C’è anche una rumorosa rappresentanza delle superiori, docenti compresi. Dalla sua bici Chiara, che è laureata in Matematica e fa sostegno per le materie scientifiche all’istituto d’arte di Sesto, ascolta le parole di Margherita Hack e approva: «La sua testimonianza serve a dare rilievo a una protesta giusta – commenta – L’opinione pubblica non capisce la rilevanza di un cambiamento tanto grande e tanto rapido».

Ci sono anche molti curiosi, come l’infermiere in pensione Cesare, curioso di vedere da vicino «una persona tanto intelligente»: «Condivido questa protesta – afferma – Anzi, ci vorrebbero manifestazioni così tutti i giorni». Almeno per i prossimi giorni il battagliero pensionato sarà accontentato: «La protesta continua», assicura Francesco Epifani degli Studenti di sinistra. «Continueranno le lezioni in piazza, per tutti contro un’università per pochi», spiega. L’iniziativa più curiosa si terrà al polo di via Morgagni: 24 ore non stop di lezione. Dalle otto e trenta di lunedì 27 ottobre alla stessa ora del 28 ottobre, 24 docenti si alterneranno per proporre accattivanti temi scientifici come «Geometria tropicale» o «A cosa servono le zanzare». Perché, come disse Flaiano, la situazione è disperata ma non seria.

(da "Il Firenze" del 23 ottobre 2008)
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venerdì 17 ottobre 2008

Firenze, contro i tagli lezioni in piazza col megafono


Studenti e professori, tutti insieme appassionatamente a difesa dell’università pubblica. Si fa lezione all’ombra del loggiato degli Innocenti del Brunelleschi, davanti all’arco di Piazza della Repubblica, sotto il severo sguardo di Dante a Santa Croce, in dieci altre piazze fiorentine più o meno centrali: la cultura va all’aria aperta per dire no alla riforma Gelmini e ricordare a tutti l’importanza dell’istruzione pubblica.

È una battaglia che, come nel 2004 contro il progetto Moratti, unisce sullo stesso fronte docenti, ricercatori e ragazzi. Anche allora si presero “in prestito” le piazze, ma questa volta la partecipazione è moltiplicata, lo schieramento più massiccio: dalle 11 alle 13 del mattino (con qualche coda pomeridiana) con megafoni, microfoni e altre attrezzature improvvisate, si fa lezione in pubblico, sotto gli occhi dei passanti incuriositi. Striscioni e cartelli sbeffeggiano la riforma del governo e spiegano le ragioni della protesta: “Lezioni per tutti contro un’università per pochi”, scrivono per esempio in piazza SS.Annunziata.

Davanti agli studenti si alternano ordinari, associati, ricercatori, semplici assegnisti: in alcuni spazi, i tempi sono rigidamente fissati da un orario, altrove si improvvisa. Mentre osserva la professoressa Francalanci parlare in piazza San Marco del vulcano Stromboli, Marco Benvenuti, presidente del corso di laurea in Scienze geologiche, spiega «il valore simbolico dell’iniziativa»: «Non perdiamo tempo, ma facciamo attività didattica alternativa insieme agli studenti – dice – Qui c’è l’università che vuole continuare a svolgere il suo ruolo di ricerca e formazione, che non vuole essere messa in ginocchio da questa legge».

A due passi dalla giostra di Piazza della Repubblica, c’è l’“aula” di Scienze delle formazione. Si ferma perplesso ad ascoltare il commercialista Maurizio: «L’università va rifondata, ora non è formativa – commenta – Queste iniziative servono a poco, anche i ragazzi si distraggono». Federica, 18enne liceale del Machiavelli (occupato), a pochi passi dalla Ruota degli Innocenti ascolta attenta l’associato di Storia dell’arte medievale Andrea de Marchi che parla di Andrea di Anghiari, maestro di Piero della Francesca. Con i ragazzi di altre scuole, partecipa alle “lezioni in piazza”: «Mi sembra una giusta forma alternativa di protesta – dice - È un bel modo di comunicare che ci stiamo muovendo».

La facoltà di Architettura si è schierata in piazza Ghiberti e a Santa Croce: in mezzo alle consuete frotte di turisti, il ricercatore Luciano Barbi assiste all’esposizione della convenzione europea sul paesaggio in sella alla sua bici e mastica amaro: «In modo miope e grossolano si decreta la fine dell’università di qualità pubblica, un importante patrimonio collettivo di tradizione secolare». Nello stesso momento, sotto la porta di piazza della Libertà, in 150 ascoltano lezioni di chimica e fisica, e in piazza Indipendenza assistono all’intervento introduttivo dell’ordinario di Storia contemporanea Simonetta Soldani: qui si va addirittura ai supplementari, altri ricercatori terranno banco fino al pomeriggio inoltrato. In piazza la campanella non suonerà.

(da "Il Firenze" del 17 ottobre 2008)
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martedì 16 settembre 2008

Firenze: studenti, odissea-casa.


Tutti a caccia, tra il timore di essere spennati e la paura di finire a dormire sotto i ponti. Sono questi i giorni in cui, taccuino e telefono alla mano, i nuovi (e vecchi) studenti fuori sede dell’università di Firenze intraprendono la via crucis dell’alloggio. L’anno scorso erano 22mila e solo poco più di mille tra loro hanno trovato spazio nelle Case dello studente dell’Agenzia regionale per il diritto allo studio. Tutti gli altri devono affidarsi al libero mercato. Spulciano gli annunci appesi vicino alle facoltà – tanti da coprire interi muri - o pubblicati su Internet, telefonano per fissare appuntamenti e poi macinano chilometri su e giù per la città alla ricerca della stanza che li ospiterà per il nuovo anno accademico.

«Purtroppo questo è il periodo peggiore: la domanda è altissima e le case migliori vengono occupate subito», dice Pierluigi, lucano di Lauria, iscritto al quinto anno di Farmacia. «Il prezzo per una singola si è ormai assestato– aggiunge consultando gli annunci esposti vicino alla facoltà di Lettere – La media è 350 euro, spese escluse». Ma la spagnola Tami, studentessa di Salamanca, tornata in riva all’Arno dopo un’esperienza da Erasmus due anni fa, non si capacita della crescita dei prezzi in un biennio: «È un vero e proprio abuso: per una camera singola ci vogliono 400 euro – protesta – E a volte ti ritrovi in stanze di passaggio per gli altri inquilini o qualcuno vuole affittarti un letto nella cucina abitabile».

A proposito di Erasmus, il ventenne belga Jonathan gira spaesato vicino all’ingresso di Lettere, in piazza Brunelleschi: «Da noi il sistema è completamente differente – racconta – Dall’annuncio non posso farmi un’idea della casa perché non ci sono foto, e nessuno mette l’email». Lorenzo di Pistoia, neoiscritto a Lingue, è ancora indeciso: curiosa tra le offerte, ma non sa «se vivere qui o fare la spola: l’abbonamento ai mezzi costa 70 euro, mi converrebbe». Opterà per un posto letto in una doppia la siciliana Antonella, matricola di Giurisprudenza, perché «le singole sono care»: l’importante è «essere tutte donne in casa, preferisco così».

Per gli stranieri la convivenza tra i sessi non è un problema: lo ribadiscono le tedesche Anna e Franziska. La madrilena Marta è scoraggiata dopo 20 visite infruttuose: «Finora ho visto case in cattivo stato o dove vivevi coi proprietari o dove preferivano italiani», dice mentre riordina decine di numeri di telefono presi dagli annunci. La sua via crucis non è ancora finita.

(da "Il Firenze" del 16 settembre 2008)

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"Casa fighissima": in bacheca scatta il marketing

Dai 170 ai 300 euro per un posto letto in una camera doppia, dai 320 ai 500 euro per una singola: tra questi estremi, ai quali spesso vanno aggiunte le spese per riscaldamento e condominio, si muove il mercato delle case per studenti a Firenze. Un mercato dove, fino a pochi anni fa, l’affitto “in nero” la faceva da padrone, almeno a sentire gli studenti che in questi giorni cercano sistemazione.

Negli ultimi tempi, così osservano i fuori sede più esperti, l’offerta di un contratto regolare è più frequente: «Ma tanti, quando chiedi, sorvolano», commenta qualcuno. Gli annunci tappezzano le strade adiacenti alle facoltà universitarie: in via Alfani e piazza Brunelleschi, per esempio, ci sarebbe da perdere la testa tra gli strati di fogli ingialliti dal sole. Anche in via Forlanini, sulla quale si affaccia il polo di Scienze sociali, le offerte colonizzano muri, lampioni, alberi, palizzate di cantieri. Chi offre stanze o posti letto le tenta tutte per catturare l’attenzione del possibile inquilino: grafiche curate, disegni, indicazioni dei vantaggi.

Qualcuno forse esagera, vantando una «casa aperta ad ogni iniziativa»: chissà che significa. I più si limitano ad elencare la vicinanza alla facoltà o alle linee di trasporto e segnalano i bonus disponibili: tra le più evidenziate, la connessione ad Internet (che a volte richiede un canone a parte) o il posto auto/bici. Si tentano anche la strada dell’informalità - «Cercasi gente simpatica» o «camera doppia fighissima» - o le descrizioni degne di un catalogo viaggi: «ampio terrazzo per le vostre cene, Tv lcd per gustare film ai massimi livelli».

Per i più chic c’è anche «il camino in soggiorno». Altri vorrebbero limitare al massimo la seccatura di avere gente per casa e accettano inquilini «preferibilmente per la settimana corta». Per una ragazza, almeno a vedere la percentuale di annunci rivolti alle sole studentesse, il compito di trovare alloggio sembra più semplice: l’italica convinzione che le donne siano più adatte a mantenere una casa in ordine è dura a morire.

(Da "Il Firenze" del 16 settembre 2008)
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La difficile vita del fuorisede a Firenze


Traffico, disorganizzazione, prezzi assurdi: sono gli sprazzi di vita da fuori sede nella difficile Firenze proposti dal sito Studenti.it, uno dei più importanti punti di riferimento per l’universo studentesco italiano, in una recente mini inchiesta. Tra affitti e spese varie, “come se la passano gli studenti che scelgono di studiare in un’altra città”: questo il tema posto sul forum del portale. «Firenze mi piace tantissimo ma ha una organizzazione bizzarra», risponde Rikard. «Il servizio autobus è scadente, di notte o si prende un taxi o si va a piedi». Anche per Minnie2002 uno dei problemi sono i trasporti: «autobus fermi nel traffico, anche 40 minuti per arrivare in centro nelle ore di punta».

Firenze è «cara nel vivere quotidiano, la spesa e lo shopping sono improponibili», denuncia Mara88 mentre per Simona il centro città è «molto malmesso, sporco e malfamato ma carissimo e invaso dai turisti». Tanto che Gaia preferisce la periferia «tranquillissima, anche se ci sono pochi servizi». L’ateneo cittadino se la cava con una stentata promozione: «ben organizzato, ma le sedi sono disperse e le segreterie difficili da raggiungere», dice sempre Mara88. Però, a fronte di tasse «altissime», «non viene offerto nessun servizio universitario», protesta Glenda84. I fiorentini hanno brutta fama: «gente scortese e poco disponibile», «pensano di essere al centro del mondo». La vita notturna si fa a cinghia tirata: «nei locali paghi 9-10 euro per un drink», si lamenta Andrea. Unica alternativa: il “botellon” alla spagnola in Piazza Santa Croce. “Sceriffo” Cioni permettendo.
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giovedì 4 settembre 2008

Firenze: Università, ansia e paura per i primi esami


Gli esami non finiscono mai. Anzi, all’università di Firenze, adesso sono anche preceduti dai “test di autovalutazione obbligatori”. Lo hanno vissuto sulla propria pelle ieri migliaia di aspiranti matricole delle facoltà di Economia e Ingegneria, seguite oggi da quelle di Giurisprudenza e via via dalle altre facoltà non a numero chiuso. Tutti con carta d’identità e ricevuta del versamento dei 15 euro di quota alla mano per sottoporsi alla novità dell’anno accademico fiorentino e verificare le “conoscenze minime” necessarie nel corso di studi prescelto. 

L’ostacolo – ma le modalità cambiano a seconda della facoltà - è costituito da una serie di quiz di logica, matematica e conoscenza verbale da risolvere in un’ora e mezza: per tanti non sono una novità, sono stati provati e riprovati nelle ultime settimane grazie al sito dell’ateneo. L’atmosfera all’appello, nel polo sociale di Novoli dove si svolgono i test per Economia, sembra rilassata. Qualcuno passeggia avanti e indietro in attesa che venga chiamato il proprio nome: in fin dei conti è pur sempre un esame. «Sono ansioso anche se ho fatto le prove sul sito», dice Matteo, 19 anni, di Montemurlo. Per Federica, fiorentina diciannovenne, «pochi hanno davvero studiato». E poi è «inutile, almeno per me – aggiunge - So che in matematica andrò male, ma nel mio indirizzo di studi non ne farò: mi basta passare». 

Il coetaneo Francesco, di Montecatini, è meno sereno: «Ho fatto i quiz, ma non mi sono preparato moltissimo – racconta – Sono solo tre materie, mi sentirei un incapace se non ce la facessi». I risultati delle prove potrebbero però stroncare i sogni di gloria di molti studenti: chi vedrà la propria iscrizione come “consigliata con lacune” o “sconsigliata”, partirà con l’handicap. Nel primo caso potrà recuperare il gap con i corsi offerti dalla facoltà, nel secondo potrà iscriversi ma non potrà sostenere esami finché non supererà la prova d’appello del test, col rischio – in caso di seconda bocciatura – di buttare a mare l’anno. 

Questo è uno dei punti maggiormente contestati dalle rappresentanze studentesche: lo confermano Stefano e Tommaso, studenti della Lista Aperta che danno indicazioni ai futuri colleghi in un Matricola point autogestito. «C’è molta confusione – dicono – Molti ragazzi non conoscono le novità della riforma dell’ordinamento né sanno cosa succede se non passano il test». Ma forse, scherzano, «questo non è chiaro nemmeno alla stessa Università». 

Trascorsi i 90 minuti, le aspiranti matricole si riversano fuori dalle aule e approfittano del rinfresco offerto da Stefano e Tommaso. Per Beatrice, «fiorentina di 20 anni, è «stato come me l’aspettavo». Unica perplessità: «In aula l’hanno presentato come test selettivo, mentre in realtà è “compromettente”: se va male, si ripete a dicembre». I mugellani Irene e Simone, 20 anni, si lamentano del tempo a disposizione: «Avevamo 30 minuti per sezione, erano categorici». La matematica turberà invece i sogni di Federico, 19 anni di Incisa Valdarno, e Sara, coetanea di Prato: «È stata una brutta sorpresa», dice il primo. «Era più difficile del previsto – sospira Sara – Eppure mi ero preparata anche col libro: sono pessimista».

(da "Il Firenze" del 3 settembre 2008)

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