martedì 2 settembre 2008

Senza titolo (per ora) - 1


Gorilla marziani contro morti viventi. Dio, ero finito in una bella situazione del cazzo, un vero film di serie Z. Superava di gran lunga quella volta che in un teatrino parrocchiale avevo visto il Rocky Horror Show fatto con i vestiti di carta, le canzoni suonate da un gruppo peruviano e le parti sconvenienti censurate. E posso assicurare che quella era stata davvero una merda all’ipercubo.

Soppesavo tra le mani una specie di pesantissima spranga di legno che avevo trovato sotto un tavolo. Se avessi avuto il vestito di pelliccia sarei sembrato un perfetto cavernicolo dei fumetti. Valutavo le mie possibilità contro i cannoni laser dei gorilla: un colpo ed eri fumo e polverina. Se per magia avessi evitato quei fuochi d’artificio, per dribblare gli zombie sarei dovuto diventare il Maradona di Argentina-Inghilterra del mundial ’86. Si muovevano come salsicce imbalsamate, ma se sentivano l’odore di carne viva diventavano più frenetici di un piranha a digiuno.

Pensavo: coglione, basta una bella botta in testa e te ne liberi. Poi ripensavo: dillo a Robi, che si era messo a fare Conan il barbaro ed é finito circondato e fatto a pezzi in 5 minuti. «Una testa non è un melone maturo», gli avevo ripetuto. Non mi aveva voluto ascoltare e adesso riempiva le pance di quelle cose puzzolenti. O almeno, di quelli che una pancia ce l’avevano e non esibivano un comodo buco da dove colava via tutto.
Lo stronzo aveva fatto di testa sua e mi aveva lasciato solo, barricato nell’ufficio di una pompa di benzina. Fuori le scimmie venute dallo spazio sparavano a più non posso contro il branco di salsicce affamate. I raggi brillavano come fulmini nel buio di quella notte assurda e ronzavano come calabroni da tre chili. Quella sì che era un’idea intelligente: sventagliare laser a due metri da un distributore di benzina con dodici pompe e un serbatoio sotterraneo grande quanto mezzo isolato. Poi vai a spiegare perché sei tornato sul tuo pianeta col culo bruciato. Ma cosa pretendevo dai Magilla Gorilla della galassia?

La colpa di tutto quel casino non era neanche loro. Avevano solo scelto la sera sbagliata per venire a fare una passeggiata nei dintorni. Che poi non so come stesse andando dalle altre parti. Avevo perso il cellulare, la tv non funzionava più, alla radio davano solo vecchi successi di Rita Pavone e Internet era kaputt. Mi sembravano chiari segnali che la civiltà era sul punto di andare a puttane. Possibile che a New York ci fosse già il grande re scimmione seduto su un trono di ossa umane che sceglieva le donne più belle con cui passare la notte, mentre la popolazione veniva trascinata in catene sui dischi volanti.
(Leggo troppi fumetti.)

A Cagliari, per quel poco che riuscivo a vedere io, la conquista del pianeta era ancora in alto mare.
Questo sì che era un dettaglio mica da poco in quel delirio: la battaglia più allucinante della storia si combatteva nella mia città, seconda stella a destra e dritto fino in Culonia. Un posto dove la cosa più eccitante mai successa era la vittoria di un campionato di calcio nel 1970: ancora se ne parlava come se da allora il mondo si fosse fermato per decreto divino. Io c’avevo sempre vissuto ma sognavo di andarmene. Mi ero stufato di essere preso per il culo dai fighettini coi soldi, di non vedere una ragazza neppure col binocolo perché non ero uno dei fighetti suddetti e di non sapere cosa aspettarmi dal futuro se non strisciavo a baciare la sudatissima cravatta di qualche consigliere regionale.

Visto però come giravano le cose, sarebbe stato un grande successo arrivare a 21 anni senza essere diventato lo spuntino di una mummia rinsecchita con i denti marci. Oppure chissà, avrei spento le candeline negli scantinati di qualche arena galattica, in attesa di combattere per il divertimento di scimmie extraterrestri. È che proprio non mi ci vedevo a fare il Russell Crowe gladiatore dello spazio, con una folla pelosa che mi applaudiva con mani e piedi e acclamava «Sardus sardus»: zero fisico, zero faccia da balente. Che poi, chissà in che lingua parlavano quei gorilla: di sicuro non il latino.

(1-continua)

2 commenti:

Marta ha detto...

le anteprime non rendevano giustizia a questo bel racconto! è forse uno spreco scriverlo qui quando magari sarebbe una bella storia da pubblicare... e forse anche una buona base per un fumettone un po' noir! simpatico e vivace, lo stile è fuori discussione, ti si riconosce in ogni parola! attendo il seguito...

Unknown ha detto...

se il risultato e' questo la sera non ti preparo piu' i panzerotti per cena! .....:-)