martedì 9 settembre 2008

Senza titolo (per ora) - 2


Un’esplosione fortissima mi riportò indietro dalle mie seghe mentali. Un’auto parcheggiata appena fuori dal distributore era saltata in aria colpita da una laserata. Il gruppo di zombi che ciondolavano là vicino volò in mille pezzi come una costruzione Lego quando si schianta a terra. Dalla finestra mi piombarono addosso un bel po’ di brandelli fumanti di cadavere. Puzzavano in modo terribile, dopo pochi secondi nell’ufficio l’aria diventò irrespirabile. Mi sforzai per non vomitare. Almeno questa merda coprirà il mio odore, mi consolai.

A poche decine di metri dalla mia porta, un gruppo di sei gorilla difendeva la posizione. Davano le spalle al piccolo disco volante luccicante col quale erano atterrati ed erano circondati da almeno cinquanta morti. Non gli stavano addosso, rimanevano a distanza di sicurezza. La cosa terrorizzante è che si muovevano come un banco di pesci, sembravano un’unica intelligenza elementare e ondeggiavano tutti insieme non appena le scimmie puntavano i fucili. Lo scontro era in fase di stallo dopo la prima, furibonda scarica di colpi. Gli zombi disintegrati venivano rimpiazzati da altri che, con passo da marionetta, si univano a gruppetti da ogni parte.

Non capisco nulla di psicologia dei gorilla, avevo giusto guardato qualche documentario di Piero Angela e quel film sulla scienziata che viveva nella giungla. Ma era chiaro che i bingo bongo non si aspettassero il comitato di benvenuto. L’avevano smessa di sparare come cowboy ubriachi e si guardavano intorno circospetti. Qualcosa mi diceva che quei fucili non avevano le pallottole infinite come nei videogiochi. Ma cosa erano venuti a fare? E perché non se la davano a gambe sulla nave spaziale?, mi domandai.

(Stacco repentino, come in una puntata dei Griffin.
Didascalia: “Poco tempo fa in una galassia lontana lontana”.
Il re Kong guarda la mappa del pianeta Terra. È stesa su un tavolo intorno al quale saltellano a quattro zampe i pezzi grossi delle forze militari. Il gorilla capo si esprime con grandi e pensosi gesti. Traduciamo dal gorillese: «Dunque, rifacciamo i conti», dice.

Di volta in volta prende in mano modellini di dischi volanti e di altre astronavi a forma di banana e li posiziona sul planisfero terreste. «Queste divisioni vanno qui in America, sono sufficienti per prendere il controllo delle città più importanti». Gli altri annuiscono. L’operazione va avanti per alcuni minuti, mentre il sovrano ricapitola la distribuzione dell’esercito d’invasione. Quando il Risiko scimmiesco è finito e tutte le miniature sono disposte sulla cartina, uno dei generali prende la parola con aria imbarazzata.

«E che facciamo col principe Kung, signore? Lo mandiamo in prima linea?», chiede.
«Per la pelliccia di Donkey Kong, me l’ero dimenticato!», esclama il sovrano. «Non ci sarà modo di tenerla a casa, quella testa calda».
«Inventiamoci una missione per lui. Facciamogli credere che gli facciamo fare qualcosa di importantissimo mentre lo stiamo semplicemente tenendo al sicuro», interviene un gorilla anziano, con il petto coperto da una serie impressionante di medaglie.

«E dove lo mandiamo? Ci vuole un posto dove non possa farsi male neppure per sbaglio», ribatte re Kong.
Il vecchio generale prende un pesante dossier e inizia a sfogliarlo velocemente. Trova quello che cercava, ridacchia con un suono gutturale e dice agli altri: «Ecco! Lo mandiamo qui: Ca-glia-ri. Troveremo una scusa per trattenerlo là».
Re Kong si rasserena: «Ottimo, generale Grodd! Così Kung rimarrà fuori dai guai».

Le ultime parole famose, pensai, mentre quella fantasticheria sfumava dalla mia testa.)

(2-continua - qui la prima puntata)

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