martedì 16 settembre 2008

Senza titolo (per ora) - 3

La verità è che anche gli zombi sembravano indecisi sul da farsi. Chissà che cazzo gli passava per quelle teste morte, ma di sicuro i gorilla spaziali non erano contemplati dalle loro definizioni di cibo.

Mentre continuava quello strano balletto diretto dai fucili, osservai meglio la scena. Gli scimmioni sembravano usciti da un film di fantascienza degli anni 60, di quelli sfigati dove si vedeva da lontano che c’era uno che si dimenava dentro la pelliccia. La moda sul pianeta Banana non doveva essere uno dei settori di punta. Io non mi sarei sentito molto togo con quelle mantelline viola e gli strani cappelli metallici a punta. Ma ridicoli o no, col cavolo che avrei riso in faccia a un bestione altro tre metri armato con un fucilone da Guerre Stellari solo perché era vestito in modo assurdo.

Per i morti viventi l’abbigliamento faceva il paio con l’encefalogramma piatto. Sembrava di guardare la foto di una festa di carnevale in stato di putrefazione. C’era un po’ di tutto: un rigido poliziotto senza un braccio, una vecchia con la parrucca messa male, uno che sembrava scappato dall’ospedale, un operaio con la testa mezza staccata. Altri erano ricoperti solo da brandelli indecifrabili di vestito. Quelli messi peggio facevano davvero schifo, perdevano qualche pezzo ad ogni movimento. Per terra si intuiva il movimento di centinaia di cose molto piccole e molto veloci: quella carne marcia gratis era una pacchia per gli scarafaggi. E la festa sembrava appena iniziata.

Che figura di merda, pensavo. Arrivano gli invasori spaziali e trovano le blatte padrone delle strade. I cugini di Copito de nieve ci avevano comunque salvato il culo. Poi forse ci avrebbero usato come schiavi per trasportare i caschi di banane o farsi sventagliare via le mosche, ma la situazione era già palesemente fuori controllo quando la loro navicella era apparsa nel cielo.

Dalla sera prima, infatti, eravamo diventati tutti comparse di un film di Romero, barricati in casa perché gli obitori degli ospedali sputavano fuori cadaveri che si supponeva aspirassero a fare le inanimate comparse di CSI. Invece se ne andavano a spasso a mordere, e non so chi fosse più sfigato: se quelli che diventavano bocconcini freschi di cibo per zombi o gli altri che venivano morsi ma riuscivano a scappare.

Erano comunque fottuti: quella roba era contagiosa e, nel giro di un paio d’ore, si univano all’allegra combriccola di morti puzzoni che vagavano per le strade. Una qualche memoria della vita passata dovevano ancora averla. Immaginati che sorpresa: ti piomba a casa la nonna morta da vent’anni e invece di mettersi a fare le frittelle che adoravi da bambino, cerca di mangiarti. Era successo a me, ed ero stato fortunato a filarmela. Correvo e mi ripetevo: ma di cosa son fatte le tombe oggigiorno?

Nessuno sapeva che fine avesse fatto quell'idiota del sindaco. Me lo vedevo che prendeva il sole ai Caraibi, coi capelli tinti, i baffoni alla Village People e l’aria di uno che fa finta di niente. Che poi quella ce l'aveva normalmente: lo sapevano tutti che era un cretino calzato, vestito e impomatato. Polizia e carabinieri riuscivano a stento a difendere poche zone della città, stranamente quelle intorno alle loro caserme. Ma non è che potessimo pretendere miracoli: nessuno era attrezzato per quello che stava succedendo e le forze dell’ordine, in attesa di capire se la cosa era curabile, tentavano di acchiappare quanti più morti possibile senza fare troppi danni. Li chiudevano da qualche parte nella speranza di guarirli.

Secondo me non avevano capito un cazzo. Ora che sembravano pure in grado di sintonizzarsi tra loro e muoversi come una cosa sola, c’era solo da aspettarsi il peggio. E poi cosa volevi curare, la morte? Hanno la carne che si stacca dalle ossa ad ogni passo e puzzano come un maiale che si è rotolato per 400 anni nelle fogne di Calcutta. L’unica cura era un bel colpo in testa, un po’ di benzina per smaltire i resti e, scusa nonna, facciamo finta non sia successo nulla.

(3 - continua - qui la prima e la seconda puntata)

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