martedì 14 ottobre 2008

Senza titolo (per ora) - 7


(Qui le puntate precedenti)

«Ferma», dissi a Silvio.
«L’ho visto anche io, è uno di loro», rispose. Ma sbuffò, rallentò e infine si fermo. «Muoviti».
Corsi verso il lunotto posteriore dell’autobus, Silvio si guardava intorno nervosamente. Se, per caso, da una delle strade che scendevano verso la piazza fosse sbucata una mandria di morti, la situazione si sarebbe complicata. Gettai uno sguardo dal vetro, scrutando nel buio. Tremavo leggermente, ma perché ero proprio sopra il motore che girava al minimo. Paura, io?
«Allora?», Silvio era nervoso.

Vedevo una sagoma che avanzava nell’oscurità ma non capivo cosa fosse. Aveva un passo abbastanza spedito, pensai che forse (ma molto forse) era uno shockato ancora vivo. Avrei dovuto controllare che fosse integro, prima di farlo salire. Niente morsi, niente stranezze.
«Fai luce qui dietro!», gridai.
«E come cazzo faccio? Scendo ad accenderti un falò? – rispose brusco – Cazzo, sbrigati».
«Schiaccia i freni, metti la retromarcia, accendi le luci posteriori, ho bisogno di luce!».

Fece come gli avevo detto. Le luci interne dell’autobus erano quasi spente, con la poca luce dei fanali posteriori riuscivo ad avere un pochino di visibilità esterna, giusto un paio di metri.
Ma non vedevo nessuno. Scrutai nell’oscurità per qualche secondo.
«Ma che diavolo stai facendo? Dobbiamo farci arrivare addosso tutti gli zombi della zona?», urlò Silvio da davanti.
«È sparito, che cavolo facciamo?».
«L’astronave è andata, buon samaritano dei miei stivali».

(Altro stacco stile Griffin. A bordo dell’astronave dei gorilla che vola verso il porto di Cagliari. Dall’alto la città è praticamente al buio. Il disco volante galleggia a meno di trenta metri dalla strada.

«Posso sparare a quello?».
«No, vostra altezza»
«E quel palazzo lo posso distruggere?».
«No, vostra altezza».
«E quella nave laggiù, la bombardiamo?».
«No, vostra altezza».
«Ma insomma, non posso fare nulla!»
«Esattamente, vostra altezza».
Il principe Kung si abbandonò sul sedile del disco volante, mugugnando nel suo linguaggio scimmiesco.
«Non ho ancora messo il muso fuori dalla nave!», protesto ancora.
«Non si sta perdendo nulla, vostra altezza – rispose il generale Grodd - Architettura per lo più trascurabile, indigeni curiosamente aggressivi e puzzolenti».
«Ma io sono il principe!».
«Lo sappiamo benissimo, vostra altezza. Voi siete il figlio primogenito del nostro glorioso re Kong, lo Sbucciatore di mondi».
«Voglio vedere il porto. Mi piacciono i porti», si lamentò Kung.
Grodd sospirò. Ticchettò un dito sulla spalla del pilota e gli disse: «Fai un giro largo del porto, soddisfiamo un desiderio del principe». Il pilota rispose col pollicione alzato e virò.
Kung battè le mani e i piedi eccitato. Poi, con un lampo malizioso negli occhi, allungò fulmineo una gamba e domandò: «Che succede se schiaccio questo?».
Sotto di loro una nave bianca e blu saltò in aria con un boato tremendo, centrata da un siluro laser.)

Mi parve di sentire davvero il botto in lontananza. Adesso scallano tutto, pensai. Sodoma e Gomorra in una pioggia di fuoco ed io che mi tramutavo in sale perché non avevo resistito alla sadica soddisfazione di vedere Cagliari distrutta.
«Pronto? C’è nessuno?», la voce di Silvio mi risvegliò.

(Continua - 7)

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