martedì 14 ottobre 2008

Firenze, scene da un'occupazione

Striscioni, sculture beffarde, siti internet: la protesta degli studenti fiorentini contro la riforma della scuola voluta dal ministro Maria Stella Gelmini è una fucina di fantasia. Il fronte si sta compattando. Dopo le prime iniziative di venerdì, ieri gli ultimi istituti che mancavano all’appello hanno varcato il Rubicone della mobilitazione: dopo lunghe assemblee, i classici Galileo e Michelangelo e la sede centrale del Castelnuovo sono passati sotto il controllo degli studenti.

In via La Marmora, al Castelnuovo, quando manca un quarto all’una il centinaio di studenti che riempie la strada ottiene di entrare dalla porticina laterale della palestra. «Uno per volta, lasciate il nome al tavolo», spiega il rappresentante d’istituto Pietro col megafono. Il “palinsesto” delle attività, se così si può chiamare, è appeso accanto al portone. Durante la settimana si parlerà di “Moratti, Fioroni, Gelmini, riforme a confronto” e “Scuola nei secoli, mezzi della protesta studentesca”: titoli da cineforum fantozziano. Ma «non siamo qui per scialare – dice Nicola, 17enne borchiato – Noi ci crediamo, è una riforma che distrugge e svaluta la scuola pubblica».

Due prof perplesse osservano la situazione in disparte. «È presto per parlare – dicono– Le risposte ci sono, ma non in queste forme». La macchina dell’occupazione del liceo Alberti funziona già a pieno regime. La rappresentante d’istituto Margherita ci accompagna per un rapido giro. Fervono i preparativi per l’assemblea pomeridiana dove discutere lo scarso coinvolgimento di una parte degli studenti (su 800 iscritti, solo una cinquantina sono parte attiva nell’autogestione della scuola) e la partenza delle «lezioni alternative, che verranno tenute da professori, universitari e genitori solidali».

Si lavora ovunque: nel comitato stampa si prepara un giornalino delle scuole fiorentine occupate. Nel cortile si pensa all’installazione per il “Festival della creatività”: «Rilancerà il nostro messaggio sulla scuola», dice Giacomo. Non manca la goliardata: un paio di studenti lavorano su una scultura in creta, un enorme fallo con le fattezze del premier Berlusconi. «Ce l’hanno già chiesto dalle altre scuole», ridacchiano. C’è anche una mensa comune: sul tavolo decine di panini con la mortadella già pronti.

In via Martelli, nel primissimo pomeriggio è cosa fatta l’occupazione del Galileo: sono tutti in cortile, un Ipod collegato a un’amplificatore diffonde musica reggae a palla. Ci si sta ancora organizzando, nascono gli striscioni, si attende l’interazione con le altre scuole. Laura e Chiara, del “comitato fotografia”, documentano tutto: «Vogliamo creare un grosso impatto mediatico, tutti devono sapere le conseguenze di questa riforma».
Al Michelangelo invece è tutto per aria: «Dobbiamo ancora elaborare una linea comune, sappiamo poco pure noi», ci dicono all’ingresso. I dirimpettai della succursale del Castelnuovo, molti con un’artigianale maglietta “staff”, lavorano invece alla piattaforma internet collettiva: www.firenzeperlascuola.tk. «Pensavamo di occupare fino a giovedì – dice il 17enne Federico – Ma più giorni facciamo, meglio è».

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