sabato 4 ottobre 2008

The song remains the same


Ieri su "Repubblica", Gino Castaldo presentava il rientro in scena degli immarcescibili AC/DC parlando di "rock che non vuole invecchiare" e di "eterno ritorno" dei gruppi storici. "Sembra che la scena sia rimasta ferma a molti anni fa", scrive Castaldo. "I giovani ci sono, ma tranne poche eccezioni, non lasciano il segno, non si radicano nell'immaginario della musica", mentre i vecchietti come gli AC/DC proseguono con "inaspettata efficacia". "L'importante per noi è sembrare gente che suona davvero, sembrare reali", spiega il folletto Angus Young.

Per la strana ironia che a volte fa capolino nei giornali, proprio dirimpetto alla pagina dedicata ai nonnetti australiani c'era una intera pagina pubblicitaria del nuovo album degli Oasis: un gruppo tutto sommato,  abbastanza giovane (il primo album è del 1994). Incredibili saccheggiatori del songbook dei Beatles, più famosi per il gossip che per le canzoni, gli Oasis sono esattamente l'esempio di gruppo recente che non ha mai lasciato un segno memorabile nella musica.

Sicuramente l'abito non fa il monaco. Ma basta osservare le due foto che ieri si affrontavano sulle pagine di "Repubblica" per capire qual è il solco che divide i musicisti di ieri da quelli di oggi. Di chi vi fidereste di più, voi? Delle facce da morti di sonno dei fratelli Gallagher o degli arzilli e simpatici fratelli Young? Io non ho nessun dubbio.

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