
Si protesta, per esempio, con una biciclettata mattutina per il centro storico, alla quale partecipano «per solidarietà» anche una ventina di dottorandi italiani e stranieri dell’Istituto europeo di Fiesole. All’alberghiero Saffi, zona Campo di Marte, docenti e studenti invece si incatenano ai cancelli della scuola. Da loro i risultati dei tagli si vedranno già dall’anno prossimo: «Verranno diminuite le ore di sperimentazione e i laboratori», dice il docente di Lettere Massimo Migliarino. «Non potremo fare abbastanza pratica – denuncia lo studente Roberto – Facciamo 204 ore di stage in azienda: è dove impariamo davvero il lavoro».
Novoli è però il vero fulcro della protesta. Si parte alle 11, appena il Senato dice sì: le strade adiacenti il polo universitario vengono bloccate. Poi la rabbia prende il sopravvento e si improvvisa un corteo al grido di “Dalle elementari alle università, contro la Gelmini blocchiamo la città”. E lo fanno sul serio: partiti in poche centinaia, senza una meta definita, si lanciano sui viali e mettono sotto scacco la circolazione.
È una protesta di “pancia”, non pianificata, ma pacifica e rumorosa: tanti altri si aggiungono lungo il cammino. Vigili e poliziotti in borghese scortano discretamente il corteo e cercano soluzioni volanti alla chiusura dei viali verso l’Arno. Dietro i ragazzi si forma una fila infinita di mezzi a passo d’uomo: si nota una corriera diretta a Greve in Chianti, in ritardo incalcolabile.
Tra un coro contro la Gelmini e uno contro Berlusconi, si decide la strada: «Andiamo alla Rai!», grida uno al megafono all’altezza del Cimitero degli inglesi. La risposta è un sì unanime ed entusiasta. Ma, superata piazza Beccaria, l’idea di proseguire fino a Varlungo dopo chilometri di marcia e canti perde quota. Allora svolta verso il lungarno della Zecca vecchia: «Occu-pia-mo Pa-laz-zo Vec-chio!», scandiscono in coro gli autobattezzatisi “facinorosi”.
Dai lati della strada tanti applausi e saluti, anche dalle auto che filano nella corsia opposta. Un anziano ciclista scorre davanti al corteo e saluta: «Bravi figlioli, bravi». Davanti a tutti cammina un ragazzo cinese: il suo nome italianizzato è Lucio, ha 21 anni e dall’anno scorso studia economia a Firenze. Riprende tutta la maratona con un telefonino all’ultimo grido («Voglio mettere i filmati su You Tube», dice) e ne sposa le ragioni: «Non è l’università che deve pagare il conto».
La lunga marcia si conclude in piazza della Signoria, con un sit in. Oggi in tanti saranno a Roma, gli altri manifesteranno ancora: appuntamento alle 10 in piazza San Marco. Gli studenti non mollano e cantano: «La protesta continua».
(da "Il Firenze" del 30 ottobre 2008)
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
Nessun commento:
Posta un commento